A metà del 2000 andai a casa in Argentina, passai a trovare un amico d'infanzia, con cui suonavamo e parlavamo dei massimi sistemi in gioventù. Suonava il violoncello, il pianoforte e la chitarra, ma la sua vera passione erano il disegno e la pittura. Sapendo che vivevo in Italia, le sue domande non finivano mai.
I suoi genitori da ragazzo gli avevano dato la massima libertà. Così lui, un giorno, dipinse per intero l'appartamento dove abitava con i disegni delle copertine dei dischi dei Beatles, dei Pink Floyd e degli Yes.
Come un moderno artista del filete, gli venne in mente di dipingere anche il maggiolino di un nostro amico con la faccia di Beethoven sul cofano e il resto della macchina con note musicali e spartiti. Inutile dire che il maggiolino del nostro amico diventò famoso in quell’epoca, a Rosario.
Così un giorno, parlandomi del "Fileteado" che era la sua ultima passione, mi regalò un piccolo libro del "filete porteño", scritto da Esther Barujel e Nicolas Rubiò. Oggi lo conservo come un piccolo tesoro.
Tornando al filete, i padroni dei carri si facevano dipingere sul mezzo il nome, l'indirizzo e l’oggetto del loro commercio, come verdura , pane, ecc. I disegnatori di lettere all'inizio del secolo erano quasi tutti di origine francese, i futuri “Fileteadores" presero da loro le tipologie di pennelli e le tecniche di disegno.
I francesi usavano il termine “Filet" (rete, filo). Sicuramente i verniciatori locali presero da loro la tecnica di "el espulvero” (specie di tampone). Ma questi furono gli inizi e di allora non è rimasto nulla. Le carrozzerie, buttavano tutte le matrici in legno, finiti i lavori.
Il filete porteño nacque così, a richiesta dei padroni dei carros, i pittori dovettero inventarsi un'arte popolare senza riferimenti ne antecedenti.
Mentre il tango, contemporaneamente, si sviluppava nutrendosi di radici musicali come la milonga campera, l'habanera e usanze e culture europee, il filete porteño cercava di prendere spunto dalle figure dell'architettura di Buenos Aires, dai disegni delle banconote, ecc.
Diceva Discepolo che il tango è un pensiero triste che si balla, invece il filete porteño e l'arte popolare della celebrazione del lavoro. Presero due strade diverse per crescere, il tango scelse la malinconia del abbandono, e il filete la festività dei colori.
Mentre il musico o il poeta realizzano l'opera con puntigliosa pazienza, il fileteador ha fretta di finire per essere pagato alla consegna.
Tra i vari personaggi dell'epoca parliamo di un italiano, Salvatore Venturo.
Venturo era capitano della marina mercantile italiana, ma già in pensione si trasferì a Buenos Aires dove viveva suo fratello. Venturo era anche pittore e si può pensare che abbia utilizzato le tecniche e i modelli del carretto siciliano, ma quando iniziò a lavorare come fileteador, seguì la linea di disegno che si stava usando in quel momento nel filete di Buenos Aires e non riprodusse nulla della pittura del carretto in Sicilia.
Ebbe un figlio, Miguel, che si presume abbia studiato la pittura e il disegno, presto superò i lavori di suo padre e quasi tutti convengono nel sostenere che "Miguelito" fu il pioniere che diede forma definitiva al filete porteño. Si dice che le figure dei "Draghi" dei filetes siano una invenzione di Miguel, suggerita dalla facciata del teatro Cervantes di Buenos Aires.
Altra sua invenzione fu probabilmente l'applicazione del filete nelle portiere dei camion. Le scritte sotto una certa misura non pagavano tasse ma i testi erano piccoli e si perdevano nella portiera. Miguel pensò di incorniciare le parole con ornamenti, draghi e fiori.
Quando il camion fece la sua comparsa, per i fileteadores fu faticoso passare della superficie ridotta di un carro ai metri quadrati di un camion. Quando in Buenos Aires, capital federal, tra l'anno 1967 e il '68 fu proibita la circolazione dei mezzi a trazione animale, non c'era la minima coscienza dell'arte del fileteado, e si perse tutto, delle migliaia di carros che circolavano per la città si è conservato solo una portiera.
Il suo padrone abbandonò il suo carro in un​ terreno incolto​, ma poi dal rimorso tornò indietro e gli strappò la portiera d'ingresso, che aveva un ritratto di Carlos Gardel. Oggi è conservata nel museo della città.
All'inizio, nessuno dei creatori né del tango né del filete, avrebbero mai pensato che queste arti popolari sarebbero diventate l'immagine stessa dell'Argentina nel mondo.\