In questi giorni di riflessione, di silenzio, di cambiamenti epocali....ascolto molto di più il tango. La mia epoca è quella dove il tango non si ballava, tranne pochi eroi sperduti che mantenevano viva la fiammella, tangonauti olimpionici che correvano con la torcia accesa, per preservare l'ultima testimonianza di un passato di grande nazione, come fu l'Argentina degli anni ’40 e '50. I grandi milongueros del passato erano per me solo leggenda tramandata dai racconti dei più vecchi, come mio padre; storie di guapos, conventillos e immigrati in Argentina, che in quegli anni vinceva tutti i campionati sudamericani di calcio.
E’ dell'anno 1963 l'incisione di questo tango bellissimo, orchestra di Anibal Troilo, voce di Alberto Rufino, che è l'autore della musica, e testo di Alberto Laureano Martinez: "Quien lo habria de pensar" ("Chi l'avrebbe mai pensato")…. e la metafora con il momento che stiamo vivendo è inevitabile! Chi l'avrebbe mai pensato.
Nel 1860 una porta nel retro di un bar occultava l'ingresso della sala dove di notte si riunivano poveri immigrati e gauchos, scappati dalla povertà delle campagne, in cerca di compagnia femminile, buttavano un materasso vecchio sulla porta perché la musica non si sentisse da fuori. Eri proibito tango, ma tu echeggiavi nella notte sfidando la legge fino a che i poliziotti irrompevano e a manganellate dissolvevano la festa illegale. Tu... ti sentivi importante in quelle serate, quando profumavi tra le dita di quel ragazzo borghese che suonava il pianoforte da Maria la vasca, Rosendo Mendizabal, che in una notte di fine 800 ti diede vita e ti chiamò "El entrerriano". Tu... ti sentisti importante quando Villoldo nella sua valigia ti portò a Parigi. e nei cabaret dei borghesi ti proclamò re. Tu... celebrasti l’amore, quando finalmente il Dio Portegno ti innalzò nel cielo degli Dei, ed il suo angelo più amato, Carlos Gardel, ti baciò e dalle sue labbra come vapore divino fluttuasti nell'anima di Buenos Aires. Viaggiasti ed affascinasti il mondo, facendo cadere ai tuoi piedi i poveri e i potenti, nella tela magica del tuo abbraccio. Così potente era la tua luce, cosi rivoluzionaria e pericolosa, che ti proibirono. Sì, usarono i militari per imporre con violenza il macabro piano. Dovevi sparire, tacere per sempre. Fosti deriso, azzittito, incarcerato. Ai tuoi poeti più raffinati dissero che il linguaggio con cui ti esprimevi era 'offensivo delle buone maniere della lingua castigliana’. Non c'è violenza più crudele di mutilare le ali di una poesia. Il negro Cele morì, vedendo la censura imbavagliare i suoi tangos più belli, che come bambini felici correvano cantando per le strade di Buenos Aires. Poi, l'alito oscuro della morte ti dissolse nell'oblio per più di vent'anni, nessuna notizia di te, tranne, a volte, un messaggio di speranza nelle gambe stanche di Victoria Colosio; oppure quando scivolavi silenzioso resistendo, inventando figure, per non morire, nei piedi di Orlando Paiva. Quando credevamo tutto fosse perduto, Dio soffiò sulle tue ceneri e ti alzasti, angelo invincibile. Sorvolasti senza riposo il mondo spargendo nuovamente la speranza con la tua musica e la tua danza. Gli esseri umani tornarono ad abbracciarsi, a chiudere gli occhi e fidarsi del prossimo per tre minuti. Tutta questa gioia, questa chiave magica che apre le porte alle emozioni, fu troppo. L'angelo nero che governa il dolore non ha potuto sopportare la tua luce, le sue ali putride si dissolsero spargendo sull'umanità un velo scuro, di paura, incertezza , di morte.
Chi l'avrebbe mai pensato tango mio
che il male avrebbe potuto farti tacere nuovamente,
sparire dalle mie braccia.
Ti cerco, ti aspetto,
ti canto e ti nomino permanentemente,
come un mantra diretto alle orecchie di Dio,
che ci sta osservando,
per vedere se meritiamo tutto quello che ci ha donato,
compreso te, tango.
Testo di Alberto Laureano Martínez
Quién lo había de pensar,
Que por odiar, se sufra más.
Quién lo había de pensar,
Si no hay amor que duela igual.
Ese amor crucificado
En el fuego del deseo,
Es culpable de que hoy
Por olvidar, recuerde más...
No me duele lo que fui,
Ni lo que soy, ni lo que di,
Duele más lo que sufrió,
Por ser así, mi corazón...
Nadie quiere responderme,
Cuando muero preguntando,
Quién lo había de pensar,
Que por odiar, se sufra más.
¡Se sufra más!...
Traduzione di Victor Hugo Del Grande
Chi l'avrebbe mai detto?
Che per odiare si soffra ancor di più.
Chi l'avrebbe mai detto?
Se non c'è amore che faccia male lo stesso.
Quell'amore crocifisso
Nel fuoco del desiderio,
È colpevole, che oggi
Per dimenticare, si ricorda di più ...
Non fa male quello che sono stato,
Né ciò che sono, né ciò che ho dato,
Fa più male ciò che ha sofferto,
Per essere così, il mio cuore...
Nessuno vuole rispondermi,
Quando morirò chiedendomi,
Chi l'avrebbe mai detto?
Che per odiare si soffra di più.
Si soffra di più!...
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