Vicino al mercato di Abasto il 15 di giugno del 1916 nacque Horacio Adolfo Salgan, che abbandonò fisicamente la sua amata Buenos Aires cento anni dopo, il 19 di Agosto del 2016.
​I​n questo lungo tempo dedicato quasi esclusivamente all’amore per la musica in generale e soprattutto per il tango, seppe guadagnarsi l’ammirazione e la stima di tutto l'ambiente musicale di Buenos Aires. Oggi parliamo della sua composizione più riuscita: "A fuego lento".
La parola del maestro ci arriva raccolta da diverse interviste e dialoghi con giornalisti:

"Come sono arrivato ad avere il mio stile? Senza propormelo in nessun modo. C'è tanta gente che si avvicina al tango o ad altri generi musicali con l'idea di rinnovarli. Io non mi sono avvicinato al tango per salvarlo, l'ho fatto perché sento amore per la musica del mio paese, il folclore ed il tango. Io suono tanti generi musicali, classico, jazz ecc. Nutro un rispetto quasi religioso per tutta la musica, perché la musica rappresenta un ponte verso Dio. Non ho mai​ preteso di salvare il tango".

Sento un grande rispetto per i predecessori come Agustin Bardi, Eduardo Arolas, Juan C. Cobian e i fratelli De Caro. Non sono venuto a modificare niente perché il tango no ne ha bisogno.
Sono venuto con umiltà ad esporre il mio linguaggio musicale. Non mi sono mai imposto di creare uno stile e di rinnovare niente. Quello che è uscito è uscito spontaneamente, perché così lo sentivo.
Rispetto a "A fuego lento”, quando lo scrissi mi sembrava un catorcio, tutto suonava insieme e male; furono gli amici che mi convinsero di tornare a suonarlo.
Non mi piaceva e lo tolsi dal repertorio dell'orchestra, ma su richiesta dei fan lo inserii nuovamente e contro voglia e con mia grande sorpresa diventò famoso. Il successo è veramente un mistero.Da bambino mi piaceva l'opera italiana, nel Barbiere di Siviglia di Rossini c'era una parte che mi affascinava, era l'aria del basso "La calunnia è un venticello"​.Una parte del testo dice: "va scorrendo, va ronzando, nelle orecchie della gente” Questa idea di qualcosa che si ripete ininterrottamente mi colpì e fu il testo e non la musica dell’aria che mi ispirò per scrivere "A fuego lento", probabilmente il più innovativo dei miei tangos.
Non mi sento un compositore, sono un pianista e compongo i miei tangos per il piacere di suonarli.
Tanti colleghi mi dicono che quando suonano un mio tango questo sembra solo un riflesso mio, ma non è un motivo per non suonarli… quando interpreto Chopin devo cercare di essere Chopin. La prima parte in "A fuego lento" è prettamente milonguera, con il ritmo ben marcato, la seconda no. Se avessi dovuto inquadrare il pezzo tradizionalmente per l’orchestra avrei fatto la seconda parte uguale alla prima e alla terza, e non ne sarebbe nato uno stile. Sarebbe stata una struttura statica, che prima o poi finisce per stancare, e - cosa più importante - non rifletterebbe quello che la melodia suggerisce.”

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