Da un’intervista del 1986 al Maestro Enrique Cadicamo
“Non sono d'accordo per niente con quella che chiamano 'avanguardia del tango'.
L'avanguardia è quella che cade per prima in un conflitto a fuoco. L'avanguardia del tango è il primo fenomeno che cade, davanti all’indifferenza di chi conosce cos'è il tango.
Il tango ha una radice popolare, come altri ritmi in altre parti del mondo, che non sono cambiati, non si possono stravolgere.
Si può modernizzare il cante jondo?\ Sarebbe un’assurdità. Tutto ciò che è progresso mi affascina, ma su certe cose non ha senso. Che il progresso investa le macchine, i computer, gli spettacoli, il tango no. Il tango è qualcosa di molto umile, molto semplice, lo suonavano tipi che non avevano una preparazione accademica-musicale, era un sentimento che valeva più di tutta la complessità di uno spartito. "Il tango bisogna lasciarlo cosi com'è". E’ una cosa nostra, un paesaggio del passato. E impossibile parlare di un tango che verrà. Io ero a Parigi quando, nel 1928, il tango iniziava ad avere successo e ne guadagnava perché era una musica semplicissima, "dall'ultra pampa". Oggi non si scrivono più parole di tango, perché il tango è una questione di clima, d'epoca. Celedonio Flores, ad esempio, dava un clima d'epoca a un paesaggio. Usava parole che coincidevano con quello che era Buenos Aires. Adesso verranno altre parole: bene, che le cerchino. Morto un autore, muore un’epoca. Per me è già morta l'epoca del tango. Oggi ci sono autori e compositori di musica, ma non di tango.
Quando finisce l'epoca di quel tango?
Con quelli conosciuti, tradizionali, io posso fare un tango in quindici minuti, e lo faccio con lo stile ed il sapore che ho conosciuto a Buenos Aires negli anni ‘20, ‘25 o nel 1930.
La gente vuole ascoltare brani antologici, che hanno fatto un'epoca. Quelli di adesso non sono la stessa cosa.
Gardel incise 23 tra i miei tangos, è un record che porto con onore, e vuol dire che forse qualcosa so del tango.
Bisogna spiegare ai giovani che il tango non ha bisogno di un cambio d’abito. Che bisogna suonarlo cosi com'è.
Non sto dicendo che bisogna arginare tutto quello che tenti di svilupparsi dentro alla musica del tango;
al contrario, mi piacerebbe vedere un lungo elenco di nuovi autori portare i loro brani al successo.
Mi piacerebbe, perché così penserei che qualcosa ho fatto in tanti anni, qualcosa che è servito a fare in modo che altri continuino a fare."
Qua finisce la prima parte della lunga intervista al grande Maestro Enrique Cadicamo, e come dice la canzone di Lito Nebia.
Possono cambiare le circostanze, l'uomo rimane lo stesso, ma non ha più l'essenza del tango.
Lei non ci crederà, ma l'essenza era quella, dell'epoca del "tranvia", del banco del bar della via Maipu angolo Corrientes. Erano quelle cose insieme che formavano un tutt’uno, un palcoscenico.
Adesso bisognerebbe fare quasi uno sforzo fisico per creare un tango che parli di uno stadio di calcio o di una pizzeria.
Oggi ci sono tangos molto belli, ma sono "canzoni a tempo di tango". Non è quel tango di quartiere, arrabalero che provocava un sentimento, un'emozione al ballarlo, come i tangos di Arolas.
Sono canzoni composte molto bene che funzionano come tali, ma non come tango tradizionale. Se lei suona questo tango in Danimarca, per esempio, la gente non sa neanche da dove arriva quella musica.
Stiamo vivendo una situazione che assomiglia molto all’apocalisse, nel tango. Prima di tutto perché sono sparite le orchestre che erano fonte di lavoro e di diffusione e promozione di questa musica autentica.
I cantanti si arrangiano, ce ne sono alcuni bravi, ma Gardel li copre di polvere tutti. Lui scoprì
un modo di cantare non aggressivo.
Aveva una voce meravigliosa, classica. Avrebbe potuto essere un grande cantante d'opera.
Come è nato "Muneca brava"?
I tangos della tradizione erano come caricature, questo prende in giro le ragazze dell'ambiente dei cabaret di Buenos Aires che frequentavamo.
Le parole avevano autenticità, erano scelte con uno scopo."Muneca brava " lo scrissi quando il generale Uriburu fece il golpe del 1930.
Poi fu la volta di: "Al mundo le falta un tornillo” (al mondo gli manca una rotella).
Un autore deve dipingere il momento che sta vivendo il paese. Deve contribuire con qualche cosa alla storia della città, in una data epoca.
Il contributo dell'artista, del compositore, del musico … deve essere dipingere un quadro di Buenos Aires.
Il successo è: camminare per strada e sentire che la gente fischia un tango che hai scritto tu. Quella è la gloria più grande per un autore, anche se chi lo fischietta non conosce il titolo, né il nome di chi l'ha fatto.
Oggi non si contano successi da parecchi anni, Juan Carlos Cobian non si allontanò dallo spirito del tango, ma ruppe le forme antiche di Villoldo e di Arolas.
Sarebbe un bene che venisse fuori un innovatore, uno che inventi una cosa vera, però, nostra. Che faccia un tango con il rumore del tango, che abbia quella molla cha il tango dovrebbe avere dentro.
Io non escludo la possibilità che torni il tango nella sua essenza.
Se ci sono studiosi, che dicano perché ci sono stati Cobian, Delfino e tutti quei rivoluzionari che ci hanno lasciato la parte autentica del tango.
Bisogna studiare, allora si potrà fare un tango anche oggi, nel 1986.
Il tango è la cosa più semplice, è pulsazione, è forza, è un'emozione interiore trasmessa sui tasti che a loro volta provocano un effetto.
Non è esibizione, quella è un'altra cosa. Il tango è tutta emozione, è virile, è una musica coraggiosa, per questo sono sopravvissuti i vecchi tangos.
Dei cantores, a parte Gardel, mi piacevano Sosa, Maure,Rivero, Charlo.
Tra le donne che cantavano il tango?
Mercedes Simone, Azucena Maizani, Virginia Luque.
Sofia Bozan non studiò mai canto né frequentò un conservatorio e cantava meravigliosamente e con grazia.
Il tango possiede una personalità che non s’impara al conservatorio. Ogni cantante deve metterci quello che sente, e se non sente nulla deve mollare.
Il tango è la musica più difficile da cantare. Quando un cantante arriva quasi "investendoti" con la sua voce, li bisogna scappare.
Angel Vargas aveva una voce piccola e cantava meravigliosamente, Roberto Fiorentino, non aveva voce ma l'emozione ed il gusto era quello che lo facevano cantare.
Enrique Cadicamo nacque a Buenos Aires il 15 luglio del 1900 e vi mori il 3 dicembre del 1999.
Personalmente non credo ci sia un altro autore che possa vantare un elenco di pezzi che sono classici di questo genere. Una ventina incisi da Carlos Gardel.
Fu senza dubbio il poeta di Buenos Aires, dal suo cuore, attraverso la sua mano uscirono parole magiche che diedero vita a tangos immortali come
Tres esquinas, Anclao en Paris, Nunca tuvo novio, Nostalgias, Santa milonguita, Pompas de jabon, El lloron, Madame Ivonne, Apologia Tanguera, Che papusa oi, Quando tallan los recuerdos, Vieja recova, La luz de un fosforo, Garua, Muneca brava, Por las calles de la vida, El morocho y el oriental, Compadron, Los mareados ecc.
Testo de Pompas de jabón di Enrique Cadicamo
Pebeta de mi barrio, papa, papusa,
que andás paseando en auto con un bacán,
que te has cortado el pelo como se usa,
y que te lo has teñido color champán.
Que en lo peringundines de frac y fuelle
bailás luciendo cortes de cotillón
y que a las milongueras, por darles dique,
al irte con tu 'camba', batís 'allón'.
Hoy tus pocas primaveras
te hacen soñar en la vida
y en la ronda pervertida
del nocturno jarandón,
pensá en aristocracias
y derrochás tus abriles...
¡Pobre mina, que entre giles,
te sentís Mimí Pinsón...!
Pensá, pobre pebeta, papa, papusa,
que tu belleza un día se esfumará,
y que como todas las flores que se marchitan
tus locas ilusiones se morirán.
El 'mishé' que te mima con sus morlacos
el día menos pensado se aburrirá
y entonces como tantas flores de fango,
irás por esas calles a mendigar...
Triunfás porque sos apenas
embrión de carne cansada
y porque tu carcajada
es dulce modulación.
Cuando implacables, los años,
te inyecten sus amarguras...
ya verás que tus locuras
fueron pompas de jabón.
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