Ho vissuto cosi tanti anni sotto la dittatura, che per me era diventato naturale come respirare.
La carta d'identità faceva parte dei vestiti che indossavo per uscire.
- Ciao mamma, vado a fare un giro in centro. Figlio mio, hai i documenti?
Ricordo il ritorno di Peron nel 1973 e la tragedia di Ezeiza. Dopo un corto governo, nel 1976 ci fu un colpo di stato feroce e la conseguente macabra storia conosciuta da tutti con le migliaia di "desaparecidos". Poi, nell'anno 1983, il voto. Non sapevo neanche cosa fosse, cosa potesse significare. Comunque, qualcosa stava cambiando , c'era fermento in tutti noi .
Nel 1984 iniziai a studiare il canto, a fare teatro sperimentale, a suonare in giro per la città. Partecipavo alle riunioni e alle manifestazioni nelle piazze con gli amici scrittori e poeti della rivista "El poeta manco". Mentre eravamo presi dagli avvenimenti e cercavamo di crearci una idea nuova di paese, di recuperare le nostre radici culturali dopo tanti anni di vuoto e di silenzio, vedevamo vagare per le strade di Rosario una presenza inquietante, sconcertante, puzzolente e irriverente.
"Cachilo, il poeta dei muri". Era un ex impiegato della posta di Rosario. I suoi ex colleghi raccontavano di una persona estremamente intelligente, curata nell’aspetto ed elegante. Un tipo diverso da tutti gli altri, un Dandy.
Era bravissimo nel suo lavoro fino a che cominciò ad ammalarsi. Un giorno arrivò, buttò la sua borsa per aria ed urlò: "basta, non lavoro più, mi faccio barbone! ".
Alcuni dicono che perse la sua famiglia, altri, la sua amata moglie, non si sa bene in che modo questo dolore lo portò via dal mondo "normale".
-Chi ti ha messo lo pseudonimo Cachilo?
-Io, è il nome di un ucellino, siamo cantori, siamo poeti. Sai, sono quegli uccelli che hanno la barbetta.
Ricordo di vederlo sempre camminare con le sue poche cose e il suo bastone, oppure seduto per strada, accanto a una piccola poesia appena scritta da lui su un muro.
Destava curiosità in tutti noi. Era cosi fuori dai canoni cosiddetti normale che non capivamo più chi era nel giusto : lui o noi.
Urinava sui gessetti colorati con cui faceva i grafiti, per inumidirli così che il colore aderisse di più al muro, una specie di affresco sui generis del terzo mondo.
Era ammirato, conosciuto da tutti gli artisti di Rosario. I pittori, gli attori, i musicisti e gli scrittori parlavano di lui.
Quelli che dipingevano cercavano di capire se adoperasse qualche tecnica particolare per fare i grafiti e le scritte sui muri.
Gli attori studiavano il personaggio, lo analizzavano. La frase più incoerente buttata li, era per loro motivo di ricerca filosofica.
I musicisti hanno scritto canzoni per lui e cercato ispirazione nelle sue frasi.
Quelli che scrivevano, lo ammiravano. Per loro possedeva la sintesi del genio: quattro parole apparentemente senza senso e cercavano la chiave magica nascosta nel suo delirio!
Prima dicevo che la poesia è l'espressione dell'anima. Beh, la sua un giorno decise di staccare la spina che la collegava con il mondo che noi conosciamo.
Gli intellettuali di Rosario leggevano le sue poesie sui muri cercando di capire, dicevano che era arrivato alla libertà assoluta di espressione, cosa che loro non sarebbero riusciti mai a raggiungere.
Certo, tutti noi facciamo compromessi quotidiani con l'ambiente in cui viviamo. Ci procuriamo un tetto e un letto caldo per l’inverno, dei vestiti puliti e cerchiamo di stare dentro ai canoni sociali. Paghiamo affitti, bollette, trasporti e cibo. La produzione dell'artista che vive in società deve piacere al mercato che comprerà il suo prodotto, e questo a sua volta, gli permetterà di acquistare le cose che gli servono per vivere. Ecco perché ogni nota musicale, ogni colore e parola sono condizionati, pur nell'apparente convinzione di originalità e libertà di chi la produce.
“Cachilo” dormiva per strada, mangiava quello che gli davano, cibo avanzato dai ristoranti e qualunque cosa gli capitasse.
Non aveva legami ne compromessi con niente e con nessuno. Ecco perché la sua anima vagava libera, e quando si esprimeva, combinava le parole nel modo che noi chiamiamo "incoerente".
Le sue poesie e i suoi grafiti sui muri di Rosario destavano curiosità perché non avevano la nostra “inquadratura sociale” delle cose.
Non gli importava se i suoi scritti seguivano un filo logico .... lui le “esprimeva!”. Per forza dovevano dire qualcosa che avesse un senso?
Questo è il nostro modo di vedere la vita, non era più il suo. Comunque dopo tanti anni trascorsi, oggi ho un ricordo più vivo di lui, delle sue poesie e dei suoi disegni che di tanti "artisti" che avrebbero voluto lasciare un segno nella memoria della città e nelle gente .
Testo di Balada para un loco di Horacio Ferrer
Ya sé que estoy piantao, piantao, piantao...
No ves que va la luna rodando por Callao;
que un corso de astronautas y niños, con un vals,
me baila alrededor... ¡Bailá! ¡Vení! ¡Volá!
Ya sé que estoy piantao, piantao, piantao...
Yo miro a Buenos Aires del nido de un gorrión;
y a vos te vi tan triste... ¡Vení! ¡Volá! ¡Sentí!...
el loco berretín que tengo para vos:
¡Loco! ¡Loco! ¡Loco!
Cuando anochezca en tu porteña soledad,
por la ribera de tu sábana vendré
con un poema y un trombón
a desvelarte el corazón.
¡Loco! ¡Loco! ¡Loco!
Como un acróbata demente saltaré,
sobre el abismo de tu escote hasta sentir
que enloquecí tu corazón de libertad...
¡Ya vas a ver!
Traduzione di Victor Hugo Del Grande
Lo so che sono un pazzo, pazzo, pazzo!
Non vedi che va la luna rotolando giù per calle Callao
che un coro di astronauti e bambini con un vals
mi ballano intorno, balla, vieni !!!, vola!
Lo so che sono pazzo, pazzo, pazzo
Io guardo a Buenos Aires dal nido di un passero
e a te ti ho visto cosi triste....vieni...vola.... senti
il pazzo "berretin"(sogno,illusione) che ho per te.
Pazzo!, pazzo!, pazzo !
quando si faccia sera nella tua portegna solitudine
sulla riva del tuo lenzuolo arriverò
con una poesia e un trombone a risvegliarti il cuore.
! Loco, loco, loco!
come un acrobata demente salterò
nel abisso della tua scollatura, fino a sentire
che feci impazzire il tuo cuore di libertà
vedrai!
diritti d'autore Victor Hugo Del Grande
utilizzo del file musicale previa autorizzazione dell'autore
in foto: Cachilo, il poeta dei muri
Articolo dalla pagina facebook Tangoazul