Nel mese di novembre dell'anno 1969, a Buenos Aires si fece un festival della canzone e la danza. Tra i pezzi in competizione, un tango -cancion di Astor Piazzolla e Horacio Ferrer. Una canzone nuova, rivoluzionaria e strana per il gusto comune delle persone.
Il pezzo disputò la finale, con il tango: Hasta el ultimo tren di Camilloni e Ahumada, interpretato da Jorge Sobral.
Amelita Baltar, cantante e compagna di Piazzolla nella vita, interpretò Balada para un loco. La giuria diede il primo premio al tango cantato da Sobral, però era l'inizio di un successo inarrestabile per un modo di scrivere che contraddistinse la coppia Piazzolla-Ferrer.
Horacio Ferrer, ammiratore della modernità e la capacità musicale di Piazzolla, le scrisse una lettera a Parigi dove Astor risiedeva, per conoscerlo.
Col tempo i due diventarono amici. Diceva Astor: "Quando iniziai a lavorare con Ferrer, riscopri il tango-cancion. Pensai che dovevo iniziare a scrivere in modo più semplice, che si potesse cantare facilmente, fino all'ora ero stato un po' cervellotico nella composizione, con Ferrer man mano scopri che per un creatore è preferibile dire sempre la verità.
Il primo lavoro fu Maria de Buenos Aires, poi Balada para mi muerte che non presentammo nel concorso perché non era un inedito, toccò a Balada para un loco. Poi Chiquilin de bacin,La ultima grela, La bicicleta blanca,El gordo triste ecc.
Dice Ferrer: "Avevo la prima parte del pezzo scritta, andai a casa di Astor en Calle Libertador. Li aveva il pianoforte e un tavolo piccolo, io portai la mia macchina da scrivere presa a rate e iniziammo. Lui accennò una melodia stile gardeliano, poi un'altra molto bella, ma disse: "Questo sembra di Mariano Mores ". Poi si mise ad improvvisare sugli accordi di Adios nonino ed usci la melodia definitiva. Dopo fece il ponte a mo di vals. Io gli dissi: "Fai una melodia per "Loco,loco,loco" e io scrivo le parole. Cosi fu. Poi feci l'introduzione, recitativo a mo di prosa perché sarebbe stata Amelita Baltar a cantarlo nel concorso."
Penso che a parte la fantasia che possiede il testo una delle cose più interessanti è l'idea di libertà che propone la "balada", un senso romantico, anti fenicio della vita.
Piazzolla racconta un aneddoto molto bello: "Un giorno, in pieno successo di Balada para un loco siamo andati a suonare all'istituto psichiatrico Borda. Allestirono il palco in un grande salone, c'èrano almeno duecento pazienti, iniziamo a suonare col quintetto fino che arrivò il momento in che Amelita cantasse Balada para un loco Noi provammo una specie d'imbarazzo per timore alla reazione dei pazienti. Per i medici che ci avevano invitato era un fatto assolutamente normale e ci incoraggiarono a farlo. La risposta fu meravigliosa, tutti i pazienti cantarono la balada in coro, fu emozionante per noi. Quando stavamo andando via, mi si avvicinò un uomo con lo sguardo trasparente e mi recitò dei versi bellissimi. Si trattava di Jacobo Fijman, un poeta che passò gran parte della sua vita nel Borda. Mi disse una frase che mi rimase impresa: "A che scopo devo uscire, se fuori da qui tutto è peggio. Molte volte ricordando la sua frase dovetti dargli ragione.
Piazzolla incise il pezzo nell'anno 1969 con la voce di Amelita, un anno dopo lo fece con il bandoneon e la voce recitante di Horacio Ferrer. Balada para un loco fu incluso nel repertorio di quasi tutti i cantanti dell'epoca ma ci tengo a precisare una versione eccezionale fatta con Milva nel 1985. Intonazione ed interpretazione ineccepibile, impostazione vocale "in maschera" si potrebbe dire tipicamente "gardeliana".

Testo di Horacio Ferrer

Ya sé que estoy piantao, piantao, piantao...
No ves que va la luna rodando por Callao;
que un corso de astronautas y niños, con un vals,
me baila alrededor... ¡Bailá! ¡Vení! ¡Volá!

Ya sé que estoy piantao, piantao, piantao...
Yo miro a Buenos Aires del nido de un gorrión;
y a vos te vi tan triste... ¡Vení! ¡Volá! ¡Sentí!...
el loco berretín que tengo para vos:

¡Loco! ¡Loco! ¡Loco!
Cuando anochezca en tu porteña soledad,
por la ribera de tu sábana vendré
con un poema y un trombón
a desvelarte el corazón.

¡Loco! ¡Loco! ¡Loco!
Como un acróbata demente saltaré,
sobre el abismo de tu escote hasta sentir
que enloquecí tu corazón de libertad...
¡Ya vas a ver!

Traduzione di Victor Hugo Del Grande

Lo so che sono un pazzo, pazzo, pazzo!
Non vedi che va la luna rotolando giù per calle Callao
che un coro di astronauti e bambini con un vals
mi ballano intorno, balla, vieni !!!, vola!

Lo so che sono pazzo, pazzo, pazzo
Io guardo a Buenos Aires dal nido di un passero
e a te ti ho visto cosi triste....vieni...vola.... senti
il pazzo "berretin"(sogno,illusione) che ho per te.

Pazzo!, pazzo!, pazzo !
quando si faccia sera nella tua portegna solitudine
sulla riva del tuo lenzuolo arriverò
con una poesia e un trombone a risvegliarti il cuore.

! Loco, loco, loco!
come un acrobata demente salterò
nel abisso della tua scollatura, fino a sentire
che feci impazzire il tuo cuore di libertà
vedrai!

diritti d'autore Victor Hugo Del Grande
utilizzo del file musicale previa autorizzazione dell'autore
in foto: Maria Ilva Biolcati, in arte Milva
Articolo dalla pagina facebook Tangoazul