Quando non c’era Internet, tutto quello che arrivavo a pensare mi sembrava mio. Ora invece pochi e dolorosi clic bastano a togliermi ogni illusione di originalità e primogenitura. Così, sportivamente, mi avvalgo della facoltà di non domandare. Ma neanche questo placa il Minotauro. Il ditino sempre alzato di Wikipedia anche stavolta enumera il mio torto e m’insegna che Donato, intendo dire Elio Donato non Edgardo, precettore di San Girolamo, già nel 300 Dopo Cristo aveva detto: “pereant illi qui ante nos nostra dixerunt”, che vadano all’altro mondo quelli che hanno avuto le nostre idee prima di noi. E chissà Donato questa da chi l’aveva sentita. Ma per quanto capiente, nel grande catasto di Internet non c’è tutto, ad esempio non c’è traccia di Toni Minareto, ballerino dei tempi analogici, ignorato persino dall’onnisciente Google. Eppure è stato il primo ballerino italiano ad arrivare in finale ai Campionati Mondiali di Tango a Buenos Aires. E nel secolo scorso non era una cosa facile, vincevi per pastetta, non come adesso che hanno strumenti scientifici, il tangometro, il tangovelox, e dei tangomensori che li sanno usare. Ma allora l’exploit di Minareto non era passato inosservato e il Gazzettino era andato a intervistarlo. Ho qua il ritaglio. C’è Toni in una photo opportunity nella stanza dei cimeli, tra le medaglie, le targhe, i diplomi della Federazione, Maestro di livello platino. E queste sono le sue dichiarazioni:
"Ah, il Mondiale. E chi se lo scorda? Avevamo perpetrato Autopsia Tanguera, nella versione lacustre di Canaro, suonata all'incontrario, tipo i Black Sabbath. Nessuno se n’è accorto. Canaro è così, come la Duna, non si capisce se va avanti o indietro. La coreografia però era bella. Partivo con la labirintica base di Copes, Uno En El Lugar, e finivo con la Doble Parada Scaccomatto, una cosetta mia, brevetto Minareto. Siamo arrivati penultimi, che fa curriculum. Primi sono risultati due russi che avevano il maestro in giuria. A noi ci hanno rispedito a casa con le buone. Ma non mi sono montato la testa, sono concessionario per il triveneto del tango nuevo e della Simmenthal. Cosa penso del tango italiano? E’ molto migliorato, ed è migliorato anche il patriottismo di chi lo dice.”
A questo punto, mi sono ricordato anch’io di Toni Minareto. Ero in un campeggio a Caorle, sarà stato il 2003 o 2004. Nella tenda di fronte alla mia c’era nientemeno che Giorgio Agamben, il filosofo. Ogni conversazione tra dirimpettai si trasformava in una vera e propria lezione, in una sua lezione, ovviamente, tanto che avevo preso l’abitudine di registrarle. Ne ho sbobinata una per voi, eccola qua:

-Vede, Castellani, il campo di concentramento è il nuovo nomos biopolitico del pianeta, il campo è la matrice nascosta dello spazio politico in cui viviamo. Quando lo stato di eccezione diventa la regola, ecco che nasce il campo. Qui, nel campo, il potere non ha di fronte a sé che la pura vita biologica, senza alcuna mediazione.
Il qui, fortunatamente, è altrove. Nel nostro campeggio vige un ordinamento giuridico approvato da Trip Advisor. Così almeno sta scritto sui reticolati: tra noi e il potere, qui, ci sono le sue brave mediazioni.
-I campi non nascono dal diritto ordinario, e meno che mai, come lei Castellani forse potrebbe credere, da una trasformazione e da uno sviluppo del diritto carcerario, ma nasce dallo stato di eccezione e dalla legge marziale. La base giuridica degli internamenti nei lager nazisti era la Shutzhaft...
-Ah, la Shutzhaft? - bluffo io, che in spiaggia mi ero letto Mezzi senza fine - Intende dire la legge prussiana del 4 giugno 1851 sullo stato d’assedio, poi estesa a tutta la Germania nel 1871?
Una bella sparata per farmi la bocca.
-Sì, proprio quella. Letteralmente: custodia protettiva.
-Allora è meglio evitare di dargli delle idee... - alludo ai nostri vicini trevigiani che tendono l’orecchio alla minima inflessione barbarica. Io e il professore costituiamo l’unica enclave italo-parlante nella sospettosa tendopoli padana.
-Non ce n’è bisogno. Castellani, pensi al Velodromo di Vichy, al campo profughi spagnoli dove è morto Machado, o alle attuali zones d’attente negli aeroporti internazionali, alle gated communities americane, o ai nostri Cpt.
Anche gli stadi e certe periferie assomigliano sempre più a dei campi in cui nuda vita e vita politica entrano in una zona d’assoluta indeterminazione.

Intanto gli altoparlanti annunciano in due lingue che domani ci sarà la disinfestazione. Se non vogliamo farci avvelenare, dobbiamo chiuderci all’interno dei nostri container padronali e ritirare panni stesi, basilichi e timi. I cani non serve, sono già vietati dal regolamento.
Passa la Sorveglianza a controllare i braccialetti. I nostri vanno bene: siamo Blu, Ospiti Fissi. I Verdi, invece, sono i Giornalieri Paganti, i Gialli gli Orari Gratis. Da due giorni stanno braccando un Giallo che ha prolungato illegalmente il suo soggiorno cronometrato. Sembra che l’occhio elettronico l’abbia rilevato nel block dei rodigini.

-E lei come mai è qui dentro, professore? - cambio discorso - Ha nostalgia per la vita nomade o postula le scomodità stanziali?
-Veramente sono qui per un seminario...
- Ah, un seminario - do un’occhiata al suo sandalo elvetico e tiro a indovinare - Heidegger? Carl Schmitt? Gilles De La Tourette?...
Gli altoparlanti poliglotti tornano a gracchiare:
-La disinfestazione sarà preceduta dall’esibizione di Toni Minareto e Signora, finalisti del Mundial di Tango Argentino a Buenos Aires...
Sarà forse la lampada a cherosene, ma lo studioso è diventato bianco come l’intonaco
-Fermi tutti - dico - qui ci deve essere un errore. Mi avevano garantito un campeggio senza tango, un campeggio tango-free!...
-Professor Castellani, non deve dar retta a tutto quello che i blog di tango non dicono...
La promozione istantanea a professore mi rabbonisce:
- Beh, se non altro ci risparmiano lo stage...
-... cui seguirà la lezione di prova gratuita nel locale stireria. E già che ci siamo, una cosiddetta milonga. Sono ammesse solo coppie di ambo i sessi, anche provenienti da altri camping, ma non i signori Nudisti.
-Come? Niente Braccialetti Rossi?... Ma così ci perderemo la specialità della nuda vita: il voleo centrale a piedi uniti - gli strizzo l’occhiolino. Intendo dire il mio occhiolino.
-Le dicevo che sono qui per il seminario sui Fuori Asse.
-Ottima scelta. Minareto ne soffre dalla nascita. Mi scusi professor Agamben, ma io non mi iscrivo che imparo di più. Sono molto progredito da quando non conosco Minareto.
Non è neanche da due minuti che sono professore e faccio già lo sbruffone. Ma non gli dico che il tango nuevo è floscio come la manica di un mago...
-E poi il tango nuevo è floscio come la manica di un mago...

Un colpo di sirena lungo ci interrompe, avvertendoci del coprifuoco. Poi tre colpi brevi: latrine in zona Cesarini. Agamben riporta il discorso nella sua metà campo:
-Hanna Arendt ha osservato una volta che nei campi emerge in piena luce il principio che regge il dominio totalitario e che il senso comune si rifiuta ostinatamente di ammettere, e cioè il principio secondo il quale tutto è possibile. I campi sono il segno dell’impossibilità del sistema di funzionare senza trasformarsi in una macchina letale.
Annuisco come un sol uomo, senza dire niente.
-Basta vedere cos’è successo al G8 di Genova. Amnesty International afferma che il G8 di Genova è stata la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dalla fine della seconda guerra mondiale. Dobbiamo aspettarci non solo nuovi campi, ma anche sempre nuove e più deliranti definizioni normative dell’iscrizione della vita nella Città. I campi, insomma, realizzano stabilmente l’eccezione.

Gli altoparlanti trasmettono delle scariche elettrostatiche familiari. Toni Minareto starà ripassando la sua esplosiva prestazione di “Er Canaro en Paris”. Fra poco la conta e poi via, tutti in branda. Si accendono le spie degli infrarossi. Resta una sola gaffe da fare, e la faccio:
-Lei che è di Roma e pure ha un’istruzione, - scandisco le parole guardando dritto la telecamera a circuito chiuso - sapeva che Lunfardo, letteralmente ladro e delinquente, viene da Lombardo?
-Ma Castellani, questo è risaputo. C’è nel Decameron, nel Dizionario Romanesco del Chiappini, negli studi del Gobello pubblicati dal College de France, le fonti sono innumerevoli, c’è su Wikipedia... mi meraviglio di lei...
Mi giro verso le fotoelettriche e intanto penso a una rispostina che non contenga la parola culo...
-Grazie al cazzo, professore. Non lo dico per ripetermi, che non ci vuole niente, ma lo viene dire a me che ho passato metà anni ’80 al Trottoirs di Buenos Aires, in Rue des Lombards, a Parigi? Nella via degli strozzini?... La diatriba filologica promette bene, ma viene travolta dal sound marziale della Fernandez Fierro, è come se tutta l’orchestra di Pugliese in versione bondage stesse marciando intorno alle recinzioni. Non ci sono che i loro Boots On The Ground a farci sentire così ben custoditi e protetti.
-E con questo, professor Agamben, le auguro la migliore delle notti,. - Buonanotte Castellani, ci vediamo domani.
See, aspetti un pezzo, stanotte carico tutto sulla Duna e scappo in retromarcia.

Foto di Toni Minareto (scattata da Gabriele Basilico)