"La union perfecta"
Un po’ di tempo fa sceglievo del materiale per preparare alcuni incontri sulla storia del tango. I documenti erano tanti.
Sfogliavo delle riviste di tango che avevo portato con me dall’Argentina. Appartenevano a mio padre, dopo la sua morte mi sembrava un peccato lasciarle là, nell'oscurità della sua stanza.
Queste riviste erano piene di fotografie bellissime, quasi cento anni di storia dalla fine dell’ottocento all'epoca d'oro del tango, sino agli anni settanta.
Mentre selezionavo gli scritti e le foto pensavo a come elaborare i testi per descrivere i fatti.
Ad un tratto mi fermai su un’immagine, non riuscivo a distogliere gli occhi da quella scena che mi suscitava emozione, ricordi e nostalgia per la mia patria, lontana nello spazio e cosi vicina dentro di me.
Era una scena di campagna, un "rancho"(abitazione dei gauchos) con una donna all’esterno che comperava latte appena munto da due uomini, uno a cavallo e uno a piedi.
Notai il vestito della donna, la pettinatura con il "rodete" - i capelli attorcigliati sopra la testa - che non si usa più da anni.
Gli uomini con grossi baffi, il basco in testa, pantaloni larghi, la fascia e il coltello in vita e un fazzoletto al collo.
Pensai: ‘perché mi provoca emozione questa fotografia?’ Capii subito che mi rimandava alla storia e ai costumi della mia gente, il mio popolo. Guardavo e comprendevo tutto quello che vedevo.
Compresi che la fotografia se osservata attentamente parlava da sola descrivendo l'epoca, le abitudini e i costumi del tempo, senza necessità di un interprete che la analizzasse.
Ricordo da bambino il fruttivendolo o il venditore del latte: arrivavano con un carro tirato da cavalli, le donne si avvicinavano per fare gli acquisti.
Ho ancora davanti agli occhi il gesto dell'uomo che lascia andare le redini ed il cavallo che guarda con la coda dell'occhio, come sapesse che doveva fermarsi lì.
Sembrano passati secoli ed è tutto lì, che respira e vibra in quella fotografia.
Un paio di settimane fa, Pablo mi ha inviato una foto: "Facendo il trasloco, guarda cosa ho trovato tra i libri”. Rimasi paralizzato davanti all’immagine.
Osservando con minuziosità e con molta emozione capii che la fotografia mi parlava ancora una volta senza bisogno d'interpretazioni, la foto era di Victoria Colosio, seduta accanto ad Orlando Paiva, mano nella mano.
Come il titolo del disco di Lucio De Mare con Beron: "La union perfecta".
Questa immagine tenerissima, forte di significato, mi fece riflettere, non avevo mai pensato ai due grandi del tango di Rosario insieme.
Victoria, il genio senza regole, il concetto di libertà totale incarnato in un essere umano.
Libera nell'aria, perché lì si svolgeva la sua vita, non aveva contatto con le dinamiche della maggior parte delle persone, cioè con quelle preoccupazioni materiali e quotidiane che schiavizzano l'esistenza e occupano il preziosissimo tempo che abbiamo a disposizione,
la maggior parte delle volte per fare cose senza la consapevolezza di vivere la vita, invece che dannarsi nell’accumulare porcherie che non potremmo portarci da nessuna parte, quando il breve periodo di esperienza finirà.
Victoria insegnava a tenere il corpo estremamente a terra - scaricando e amministrando il suo peso cosicché il tango potesse esprimersi attraverso chi danza - e a tenere l'anima leggera,
in modo che potesse volare nel piano del sogno, della creazione, per poi incarnarsi e produrre bellezza.
Dio!! Grazie per avermi dato la possibilità di ascoltarla, tenerla accanto, di odiarla, ammirarla e assorbire da lei la direzione da seguire.
Angelo stanco di camminare e predicare inutilmente per le strade di una città sorda e non pronta per capirla.
Comunque lei continuò fino a che l'ultimo atomo di ossigeno le permise di fantasticare coreografie e progetti. L'ultimo respiro uscì dalla sua bocca come un sogno che torna alla casa del padre, nella sua patria naturale.
Il maestro Orlando Paiva, un faro a livello nazionale, ammirato dai più grandi ballerini dell'Argentina.
Uomo illuminato, non aveva la formazione scolastica nella danza di Victoria, ma possedeva la sensibilità del genio. Ore passate davanti allo specchio per trovare il movimento desiderato, la posizione del piede e il "deslizarse"(scivolare) sul pavimento.
Amato dai suoi allievi, attori di Hollywood, e ammirato dai suoi colleghi in Argentina, Orlando Paiva fu creatore di uno stile, di un modo di ballare personale e "bien rosarino”.
Creatore della famosa figura "Il Ponte", il cosiddetto "Apilado" che tanto usava Gavito e che fu appresa dal grande Orlando Paiva.
Ebbi la fortuna di conoscerlo, mi regalò in quell'occasione un video con passi e sequenze inventate da lui, meraviglioso il modo di ballare e accarezzare il pavimento con i piedi.
Mi sembravano due correnti di pensiero opposte, lontane. Una totalmente dedita alla propedeutica, all'insegnamento della danza a 360 gradi, sul palco tutte le discipline, la contaminazione, il futuro, l'inesplorato e il tango come linguaggio autoctono per esprimere la idiosincrasia argentina.
Dall'altra parte il tanguero, l'uomo che balla il tango puro. Per accademia classica ebbe la strada, la vita.
Il traduttore della musica di Pugliese in danza, piedi magici che suonano pennellate morbide sul pavimento.
Cosa c’entra Paiva con la Colosio? Lo compresi osservando quella fotografia dove lei lo tiene teneramente per mano, lui che era l'inventore del "Ponte" viene coinvolto da questa donna gigante che con la sua mano come un "Ponte" unisce le due correnti di sapienza tanguera di Rosario.
L'inverno e l'estate, la notte ed il giorno, "il complemento".
Insieme hanno impresso un marchio ai ballerini e maestri di tango che arrivano da Rosario, consapevoli o meno.
Se penso a "Pablito", è un piacere vedere il suo corpo esprimersi nel tango, credo che sia la sintesi dei due grandi maestri, Victoria e Paiva.
La ricerca del movimento, il peso del corpo e il suo utilizzo nel tango abbinato ad una camminata felpata, da pantera sub urbana che di notte seduce la preda con uno stile unico, inconfondibile e seducente, lo stile "Rosarino".
Buona visione! Victor.
diritti d'autore Victor Hugo Del Grande
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in foto: Victoria Colosio e Orlando Paiva