Pensavo alla situazione d’incertezza e confusione che stiamo vivendo, mi sono venute alla memoria queste parole:
Quello che ci vuole è mettere da parte molta moneta, vendere l'anima, sorteggiare il cuore, buttare la poca decenza che rimane, soldi, molti soldi, io voglio vivere !
Così, è possibile che tu mangi tutti i giorni, che tu abbia amici, casa, un nome e tutto quello che vorrai.
Il vero amore affogò nella minestra, la pancia è regina e il denaro è Dio.
Queste non sono le dichiarazioni di una persona intervistata da qualche telegiornale italiano rispetto all’attuale situazione sociale. Non sono nemmeno le parole di qualche argentino che rappresenti il panorama politico attuale.
Neanche le parole di un giovane immigrato a New York, che racconta la vita e l'ambizione delle persone nella grande mela.
No... sono le parole che Enrique Santos Discepolo scrisse nel 1926 nel tango Que vachache (Cosa ci vuoi fare). Stiamo parlando di quasi cento anni fa.
La stessa tematica che Enrique usa in Que sapa Senor (cosa succede signore) un tango del 1931, che recita:
La terra è maledetta e l'amore è a letto con l'influenza. La gente è in guerra e urla, ribolle, ammazza, rompe e brama.
All'uomo fa girare la testa il fumo del proprio incendio, e adesso in confusione non sa dove va.
E ancora, in Cambalache del 1934:
Oggi è lo stesso essere onesto o traditore, ignorante , saggio ladro, generoso o truffatore.
Tutto è uguale, niente è meglio, è lo stesso un asino di un grande professore,
non ci sono bocciati né graduatorie, gli immorali ci hanno eguagliato:
se uno vive nella falsità e un altro ruba per ambizione,
fa lo stesso che sia prete, materassaio, re di bastoni, faccia tosta o clandestino.
Mio padre, quando parlava della situazione in Argentina, diceva: "te afanan hasta el color" (ti rubano persino il colore) citando una frase di Chorra di Discepolo: Ladra, mi rubasti persino il colore.
Un'altra frase che diceva era: El verdadero amor se ahogo en la sopa ( il vero amore affogò nella minestra) di Que vachache.
Diceva di Discepolo: "Enrique è profetico, lungimirante", come sono attuali i suoi tangos.
Io penso solo che il destino del mondo continua ad essere nelle mani degli stessi interessi, allora come oggi, ecco perché i tangos di Discepolo sembrano scritti … domani.
Non scrisse mai testi banali, sempre di forte denuncia sociale. Quando nell'Argentina degli anni 40 si sviluppò il progetto peronista, Enrique aderì con convinzione e questo gli fu fatale.
La borghesia argentina non glielo perdonò mai, boicottò i suoi spettacoli, la sua carriera andò in rovina ed è l'unico artista che io conosco a morire di tristezza , si lasciò andare,
cadde in depressione e lasciò questo mondo, nel suo appartamento di Calle Callao dove viveva con Tania, la sua compagna.
Ogni volta che parlo di Discepolo, mi viene in mente quando anni fa studiavamo il Tristis est anima mea di Gesualdo da Venosa, il nostro vecchio direttore diceva: "Gesualdo fu una stella cadente , una cometa che passò nel firmamento della musica”.
Così per me Enrique fu nella storia del Tango Argentino un artista unico, diverso da tutti. Non gli mancarono la sofferenza e momenti difficili nella sua vita, né la sensibilità per tradurli in tangos immortali come Uno, Cafetin de Buenos Aires, Yira yira, Confesion, Esta noche me emborracho, ecc.
Que vachache debuttò a Montevideo, nel 1926, ma non ebbe grande ripercussione. Dopo poco tempo, nel teatro "Apolo" di Buenos Aires, lo cantò Tita Merello in uno spettacolo che si chiamava Asi da gusto vivir (così dà gusto vivere) e lì andò decisamente meglio.
Nell'anno seguente lo incise Gardel in Spagna, con i suoi chitarristi Barbieri e Ricardo.
Da quel momento furono parecchi gli artisti che fecero una propria versione di Que vachache, come Juan D'Arienzo con la voce di Carlos Dante, Roberto Rufino con Leo Lipesker,
Julio Sosa con l'orchestra di Leopoldo Federico e persino Tania, la compagna di Discepolo, con Armando Lacava.
Testo di Enrique Santos Discepolo
Piantá de aquí, no vuelvas en tu vida.
Ya me tenés bien requeteamurada.
No puedo más pasarla sin comida
ni oírte así, decir tanta pavada.
¿No te das cuenta que sos un engrupido?
¿Te creés que al mundo lo vas a arreglar vos?
¡Si aquí, ni Dios rescata lo perdido!
¿Qué querés vos? ¡Hacé el favor!.
Lo que hace falta es empacar mucha moneda,
vender el alma, rifar el corazón,
tirar la poca decencia que te queda...
Plata, plata, plata y plata otra vez...
Así es posible que morfés todos los días,
tengas amigos, casa, nombre...y lo que quieras vos.
El verdadero amor se ahogó en la sopa:
la panza es reina y el dinero Dios.
¿Pero no ves, gilito embanderado,
que la razón la tiene el de más guita?
¿Que la honradez la venden al contado
y a la moral la dan por moneditas?
¿Que no hay ninguna verdad que se resista
frente a dos pesos moneda nacional?
Vos resultás, -haciendo el moralista-,
un disfrazao...sin carnaval...
¡Tirate al río! ¡No embromés con tu conciencia!
Sos un secante que no hace reír.
Dame puchero, guardá la decencia...
¡Plata, plata y plata! ¡Yo quiero vivir!
¿Qué culpa tengo si has piyao la vida en serio?
Pasás de otario, morfás aire y no tenés colchón...
¿Qué vachaché? Hoy ya murió el criterio!
Vale Jesús lo mismo que el ladrón...
Traduzione di Victor Hugo Del Grande
Vai via da qui, non tornare mai più alla tua vita,
sono "Requeteamurada" (stra fregata).
non posso andare avanti senza niente da mangiare,
né sentirti dire tante stupidaggini,
non ti rendi conto che ti auto inganni,
credi che lo metterai a posto tu. il mondo?
Qua, neanche Dio riscatta quel che è perduto,
e cosa vuoi tu? Fai il piacere…
Quello che serve è mettere da parte tanta moneta,
vendere l'anima, sorteggiare il cuore
Buttare la poca decenza che ti rimane …
soldi, soldi, soldi, e soldi ancora.
Così, è possibile che tu mangi tutti i giorni,
abbia amici, casa, nome e tutto quello che vorrai.
Il vero amore affogò nella minestra,
la pancia è regina ed il denaro è Dio.
Ma non vedi "gilito embanderado"(sciocchino)
che ha ragione chi ha più "Guita" (denaro).
Che l’onestà la si vende in contanti
e la morale per pochi spiccioli,
che non c'è verità che resista
d'avanti a "due pesos moneta nazionale".
Fai il moralista
e sei in costume senza carnevale.
Buttati nel fiume, non rompere con la tua coscienza,
sei seccante e non fai ridere.
dammi un bel bollito , tieniti la decenza,
soldi, soldi e soldi, io voglio vivere.
Che colpa ne ho se ti sei preso la vita sul serio,
passi per scemo, mangi aria e non hai un materasso
Che vuoi farci, oggi è morto il criterio
"vale Gesù lo stesso del ladro".
diritti d'autore Victor Hugo Del Grande
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