Si avvicina il Natale più solitario della storia, quest’anno anche il Presepe va sfoltito, io tengo solo Baldassarre, quello della mirra. Niente più regali da andare a cambiare, i parenti annuali, di solito telefonici, vorranno farsi vedere sullo schermo, i cappelletti saranno mono-porzione, le lasagne superficiali, per la salamina ferrarese conto sull’onestà dei postini. Già che ci sono, vado a vedere cosa scrivevo un Natale di undici anni fa, quando i Magi erano minimo tre e c’era un assembramento di pastorelli, maniscalchi, astronomi, arrotini e mugnai che non sapevi dove metterli. Ecco qua: esta noche para siempre...

Ricordate “La vita è meravigliosa” di Frank Capra? George Bailey, impersonato da James Stewart, è un giovanotto pieno di sogni e di lunghe speranze. I fatti della vita gli hanno imposto di rinunciare alle grandi avventure per dedicarsi a una piccola e integerrima cooperativa immobiliare. Tutta la comunità gli vuole bene, eccezion fatta per il cinico affarista Henry Potter. A un certo punto gli eventi precipitano, sospinti dalla sfortuna, dall’ottusità di amici e parenti e dalle losche manovre di Potter. Annientato e anche un po’ incarognito, il galantuomo decide di togliersi la vita buttandosi tradizionalmente nel fiume. Siamo quasi a Natale, fa freddo e nevica. Ecco che ha già scavalcato il parapetto quando interviene Clarence, un angelo di seconda classe a cui manca una sola buona azione per conquistare le ali regolamentari. Clarence convince George a fare un ultimo giretto per la cittadina, mostrandogliela come sarebbe se lui non fosse mai nato. Tanto per cominciare, non si chiamerebbe Bedford ma Pottersville. Vi regnerebbero egoismo e avidità, unica legge sarebbe quella del denaro, ovunque strariperebbero fiele, miseria e ignoranza scheletrica. Naturalmente va a finire bene, come esige una delle convenzioni del realismo.
Grosso modo identico è il meccanismo de “Il Canto di Natale” di Charles Dickens; solo che qui, a vedere come sarebbero i natali futuri senza di lui, è Ebenezer Scrooge, il taccagno che poi si riscatta a suon di tacchini e opere di bene. A volte anche il perfido Dickens acconsente al lieto fine.
Temo invece che ben diverso sia l’epilogo di quanto sto per raccontarvi. Ieri, per una di quelle sincronie che imbaldanziscono i dietrologi, ho ricevuto due messaggi simultanei. Uno mi invitava a un ultimo bicchiere per la festa di cessazione del Barrio Tanguero di Torino; l’altro faceva il punto sul tango mercificato di oggi. Sarà che Natale è alle porte e ci sentiamo tutti più celestiali, ma questa, ho pensato, è una mossa alla Clarence. Proprio quando la migliore associazione italiana sta per saltare, ecco che un angelo appiedato di nome Giulia Rossi ci porta a fare un ultimo giretto a Buenos Aires. Forse non ci crederete, ma miracoli come questi possono ancora accadere, nella meravigliosa repubblichetta del tango! Ecco cosa scrive Giulia Rossi di ritorno dalla Pottersville sul Rio De La Plata:

Il boom turistico nelle milonghe di Buenos Aires ha modificato l'ambiente rendendo difficilissimo ballare con argentini bravi. Gli italiani che hanno scelto lo stile moderno ballano per lo più con europei o con principianti argentini. Chi ha scelto lo stile tradizionale troverà le stesse difficoltà, in misura maggiore a Maipú 444 e Canning, minore a El Beso. L'aspetto fisico e il vestito hanno assunto più importanza, essendo ampia la scelta e i livelli di tango, anche europei e orientali, più alti rispetto al passato.
I prezzi delle milonghe sono in costante aumento, tenendo conto dell'inflazione del 20% di quest'anno e della scelta dei singoli organizzatori. Attualmente El Beso e Maipú costano 20 pesos, Canning 23 (il martedì 25), La Viruta 25. Le milonghe di barrio e giovanili come Practica X, Milonga 10 y 8 e Villa Malcom mantengono i 10 pesos d'entrata. Resta alla gorra Cochabamba 444. Per entrare gratis bisogna aspettare le 3 e mezza a Canning, l'1 alla Viruta (eccetto i fine settimana). I maestri di tango sono un numero imprecisato e di difficile valutazione, che resta soggettiva.
I taxi hanno ottenuto due aumenti in 15 giorni, uno diurno e l'altro, in aggiunta al diurno, per le ore notturne dalle 22 in avanti. Dal barrio di Palermo a San Telmo (e viceversa), una corsa costa mediamente un peso a cuadra, vale a dire circa 40 pesos. E' facile incontrare tassisti che non conoscono e chiedono al cliente di indicargli il percorso. Per chiamare il radio taxi bisogna lasciare il proprio numero di telefono (se lo si ha).
La violenza è aumentata. Benché sia di difficile percezione, non risparmia nessun barrio soprattutto dopo le 2 di notte. A Caminito non è più sicuro neppure il perimetro ristretto delle tre strade turistiche, non essendoci polizia fissa ed essendo aumentati i turisti con macchine fotografiche costose.
La città in generale è molto cara, per alcuni aspetti anche più dell'Italia, Milano compresa. Un pranzo in un ristorante medio costa tra i 60 e i 100 pesos, ma per pranzo si intende una sola portata.
Gli alloggi turistici sono meno affidabili del passato e conoscere non è una garanzia. La polizia del turista o quella federale non daranno aiuto se non viene rubato il passaporto, i soldi o si è in concreto pericolo di aggressioni.
La Casa di Gerard, per esempio, in 33 Orientales 249, ad Almagro, può buttarti fuori senza preavviso e senza farsene un problema, solo perché ha preso troppe prenotazioni. I pagamenti sono in nero e in contanti, quindi tutto è praticamente indimostrabile.
Le strade della città sono un colabrodo se possibile peggiorato nel microcentro, a San Telmo, Almagro, alcune aree di Palermo e Boedo. Bisogna camminare guardando sempre per terra.
La spazzatura sui marciapiedi di San Telmo dalle 18 fino alle 22 costringe a camminare in mezzo alla strada con costante pericolo perché gli argentini non si fermano sulle strisce pedonali, non danno mai la precedenza a un passante e i collettivi sfrecciano al bordo dei marciapiedi.
La povertà, i mendicanti, i disabili, i bambini che lavorano di notte come cartoneros sono un fenomeno che non si è affatto affievolito dal 2001, a differenza dell'aumento del tenore di vita di cui sta godendo buona parte dei cittadini rispetto alla stessa crisi economica del 2001 e la sensibilità personale può rendere una vacanza emotivamente difficile.
A seconda degli eventi si può restare vittime di black-out improvvisi, di acqua alta o di blocchi totali della circolazione per diverse ore o 4 giorni senza milonghe né lezioni di tango per il Censimento e l'improvvisa morte dell'ex presidente Kirchner. Eventi rari e già avvenuti ma che danno il polso di una città con regole, leggi e sentimenti popolari ben diversi dai nostri.
Ovviamente Buenos Aires è (ancora per un po') una città di grande fascino e l'onda del tango non ha eguali al mondo. Le esibizioni sono di altissimo livello tecnico, le orchestre di tango anche e gli argentini non risparmiano baci, abbracci e (ancora per un po') senso della cavalleria.

Eccoci serviti. Una regia maggiormente caprina contrapporrebbe ora queste disgrazie sinfoniche alle virtù del Barrio, che sono innumerevoli e, credo, indiscutibili. Ma per noi che gli abbiamo sempre voluto bene, tale controcampo non è necessario, così come non lo è ricordare i tempi condivisi in cui il tango non era una cosa da dritti. Per venti anni quella che tra le associazioni italiane è stata la più solidale alle vere ragioni di un’arte gloriosa, ha promosso concerti, tournée, stage, corsi, esibizioni, mostre, conferenze; ha organizzato spettacoli, feste e veglioni, mantenuto milonghe, pubblicato libri e cd; ha istituito borse di studio e persino finanziato un importante centro culturale a Villa Urquiza. Il tutto con una passione, una sincerità e, soprattutto, un altruismo che nemmeno George Bailey prima del fattaccio, ed Ebenezer dopo, si sarebbero mai sognati. Eppure, malgrado il molto prodigarsi, una gran parte del tango è caduta in mano a cinici affaristi e Buenos Aires è diventata uguale sputata a Pottersville. A lungo hanno resistito, contro fiele, miseria e ignoranza scheletrica, le gentili dighe di confetti che i soci del Barrio hanno eretto attorno al loro “quartiere dell’anima”. Tutto inutile? No, il film deve ancora finire e ci sono fortificazioni che difficilmente verranno travolte. Ma se i rinforzi arriveranno, sarà anche per merito del Barrio. Intanto, è l’ora del brindisi. Prepariamoci dunque a mettere ancora una volta sul piatto il tango preferito da Che Guevara, quello che dice:

"Esta noche para siempre terminaron mis hazañas
un chamuyo misterioso me acorrala el corazón...”

E ora innalziamo la coppa - la penultima, mai l’ultima! - in onore dei nostri amici dal cuore sconfinato: grazie per aver camminato al nostro fianco, grazie per aver portato un po’ del nostro peso.
E Buon Natale a Tutti!