Fino a un mese fa il mio motto era: musica triste e vita allegra. Adesso mi consolo con le milonghe. E di una milonga, stasera vorrei raccontarvi la storia, una milonga diciamo didattica che si chiama "La Senegalesa".
E’ stata scritta e incisa da César Stroscio e Claudio Pino Enriquez. E’ una milonga contemporanea, del 1998, ma la sua origine risale al 1949 allorquando Hugo Pratt, il futuro papà di Corto Maltese, grande maestro del fumetto o meglio della letteratura disegnata, arriva a Buenos Aires. Ha diciannove anni e con lui ci sono Pavone, Ongaro, Faustinelli, ossia i redattori dell’Asso di Picche, il primo supereroe made in Italy, anzi made in Venezia. Perché sono a Buenos Aires? Perché la casa editrice Avril li ha assunti in blocco. In Argentina il fumetto è un’arte di massa, molto popolare. C’è da dire che tutta l’economia va a gonfie vele, ci vogliono quattro dollari per fare un peso, e con un peso, il costo di un Cinzano, potevi stare un pomeriggio al Café Nacional e ascoltarti l’orchestra di Pugliese. Del tango non sto neanche a dirvi, è l’epoca d’oro, il tango è dappertutto, radio, cinema, teatro, club di barrio, giornali, riviste e tubature dell’acquedotto.
A Hugo Pratt, che viene dalla guerra, non gli sembra vero. Come la Parigi di Hemingway, Buenos Aires è una festa mobile e lui ci si butta dentro con una pietra al collo. Disegna, inventa personaggi, avventure, fa dei lavoretti di gig economy, dà lezioni di disegno per corrispondenza, è attore di fotoromanzi, viaggia in Patagonia. C’è una vignetta che lo ritrae sul treno per Bariloche, in piena campagna di autofinanziamento, vestito da paperone, con un megafono al posto del becco, occhiali da saldatore, mentre canta Swanee accompagnato al trombone da Juan Carlos Caceres, nientemeno, il futuro pittore, poi pianista, cantante, inventore del genere Tango Negro.
A proposito di tango, Hugo Pratt diventa amico di Aníbal Troilo, entrambi hanno l’abitudine della sauna. Troilo ci va all’alba, ci va a cicatrizzare. Pratt invece l’abitudine l'ha contratta alla Sauna Palestra di Venezia. Ed è anche un difensore sfegatato di Piazzolla. Ma sono moltissime le storie che assorbe e che poi metterà nelle sue tavole. La Warsavia, ad esempio, altrimenti detta Zwi Migdal, l’organizzazione dell’anarchico polacco Noé Trauman arrivata a controllare centinaia di bordelli in tutta l’Argentina, ragazze rapite dai ghetti dell’Europa Centrale, o convinte con l’inganno a trasferirsi in Argentina. O anche le imprese leggendarie di Butch Cassidy e Sundance Kid al soldo dei latifondisti e allevatori in Patagonia.
Fatto sta che tra una cosa e l’altra Hugo Pratt rimane a Buenos Aires per quattordici anni. Alla fine diventa direttore insieme ad Alberto Breccia della Escuela Panamericana de Arte. Torna in Europa e nel 1967 nasce Corto Maltese. La ballata del mare salato, pubblicata a puntate prima su Sergente Kirk e poi sul Corrierino dei Piccoli.
Veniamo alla parte di storia che mi riguarda. Ogni mercoledì il Corrierino arriva anche sul mio tavolo, in un paesino dove non c’è niente. C’è giusto un cinema che apre soltanto il sabato e la domenica. Gli unici spettacoli sono le processioni. Sono un bambino di 10 anni che può sospendere la sua incredulità solo per gli atti degli orchi e degli apostoli. Ogni mercoledì aspetto Corto Maltese come il catechismo a puntate. Nella Ballata c’è una vignetta in cui Corto si congeda da Pandora dicendole: mi ricordi un tango di Arolas che ho ascoltato dalla Parda Flora, una frase che imparo come un versetto del Vangelo.
Passano altri anni, nel 1985 Hugo Pratt disegna Y todo a media luz, una lunga storia in bianco e nero in cui nel 1923 Corto torna a Buenos Aires alla ricerca di un’amica di nome Louise, coinvolta nei loschi traffici della Warsavia. In quegli anni io già abito a Venezia - sempre in obbedienza al catechismo maltese e lavoro nel tango come agente e produttore. Quando nel 1990 produco il mio primo disco, lo invio a Hugo Pratt con una lettera in cui gli dico, grazie Hugo, senza di lei, senza Corto Maltese questo disco non sarebbe mai esistito. Hugo Pratt mi telefona, mi dice che il disco gli è piaciuto e vuole incontrami perché ha un progetto. Mi dà appuntamento al Florian, e ovviamente non viene. Mi ritelefona e me dà un altro. Stavolta non vado io. Al terzo non ci va nessuno dei due. Alla fine mi invita a casa sua, vicino a Losanna. Il progetto è questo: vuole disegnare le avventure di Corto con Butch Cassidy e Sundance Kid intorno ai primi anni del 1900. Io dovrei produrre un disco di tanghi dell’epoca e accluderlo al libro. Premetto che quelli sono gli anni in cui l’intero catasto musicale mondiale viene riversato sul nuovo supporto - che è smilzo e leggero, facile da inserire tra le pagine di un libro, come fosse un film di carta.
Proponiamo il progetto all’editore Casterman di Parigi - il suo editore di riferimento, che rifiuta. I lettori di fumetti NON sono interessati alla musica, dicono quegli esperti. Il progetto viene quindi accantonato. Hugo Pratt muore nel 1995. Tre anni dopo, Patrizia Zanotti, sua ultima compagna, erede dei diritti e squisita acquerellista delle tavole prattiane, decide di ripubblicare Y todo a media luz, stavolta a colori. Si ricorda del nostro progetto e vuole realizzarlo. Siamo ad aprile 1998, il tempo è poco, il disco deve essere pronto per luglio, César e Pino riescono a comporre solo due brani originali, gli altri sono tanghi che riguardano la vita di Hugo, o che sarebbero piaciuti a lui, quindi Troilo, Piazzolla, Arolas. Due, dicevo, sono gli originali: Corto y Louisa, un tango triste che inizia con le palle da bigliardo, come la storia. Il secondo è la milonga La Senegalesa.
Il nome viene da uno scritto dello stesso Pratt in cui dice che l’ondata migratoria a cavallo tra Ottocento e Novecento aveva cambiato tutto a Buenos Aires, l’architettura, il modo di parlare, il modo di mangiare, persino il modo di fare l’amore. Erano state introdotte tre nuove posizioni amorose: l’andirivieni ligure, la conca fiorentina e la senegalese. Che posizione amorosa sarà stata la senegalese? I miei amici senegalesi, non lo sapevano. Ho pensato allora che fosse un’invenzione di Hugo che era un emerito, sfolgorante bugiardo. O meglio, inventava, rendeva bella la realtà, compito forse di ogni artista. Poi nell’Archivio de la Nación Argentina - che ora è digitalizzato - ho visto una foto della comunità senegalese di Buenos Aires, molto numerosa. Hugo Pratt sarà stato anche un bugiardo, ma un bugiardo documentatissimo. Eccovi dunque, per Tango Macao Educational, la milonga La Senegalesa.
Mentre qui trovate il link al brano Corto y Luisa con le vignette originali di Hugo Pratt: https://www.youtube.com/watch?v=PXit65He8Vk&fbclid