Dice il Maestro: "Il libero arbitrio, il potere decisionale si trova nel corpo astrale."
Il regno dei sogni è quello dove questi arrivano di notte, quando vai a dormire e ti togli il corpo come un vestito usato durante il giorno, e lo lasci li sul letto fino a che ti servirà indossarlo nuovamente, mentre tu voli leggero per lo spazio senza tempo e percorri nuvole di paesaggi che ti sembrano del tutto normali in quel contesto.

Vagavo per i campi del Tennessee.
Come vi ero arrivato, chissà
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni. Attraversano il mare.
(Franco Battiato)

Quelli che sembrano cosi vividi e reali da credere di averli vissuti veramente. Com’è possibile che un sogno in particolare rimanga fresco per tanto tempo nella memoria, mentre non ne ricordiamo la maggior parte?
Ho fatto in sogno degli incontri emozionanti che mi accompagnano nella vita, fratelli cari che ti rincuorano nel duro viaggio dell'evoluzione.
Nel tango "Mensaje" ("Messaggio") Catulo Castillo raccontò che Enrique Santos Discepolo venne a trovarlo in sogno e gli dettò il testo.
Castillo si alzò quella mattina e scrisse il tango di getto, registrò il pezzo in S.A.D.A.I.C. (SIAE) a nome suo e di Discepolo...

Messaggio con cui ti dico che sono tuo amico e trascino il carro insieme a te,
Io così piccolo e nudo lo stesso ti aiuto vicino a Dio.

Anni fa scrivevo sul tango, leggevo materiale e ascoltavo la voce di Discepolo registrata in quei programmi radiofonici che lui faceva nell'anno 1951, in Radio Nacional, "Pienso y digo lo que pienso" (penso e dico quel che penso") dove diede vita all’indimenticabile personaggio "Mordisquito".
Ascoltai per giorni Enrique parlare, la magia della registrazione mi portò nel mondo del sogno così tanto da non rendermi conto che eravamo nel 1951.
Lui era lì, parlava e in quel momento la sua voce dissolveva il buio della morte.
Sono stato una settimana immerso in una dolce confusione, non sentivo i piedi sulla terra.
Una notte mi addormentai come al solito. Già fuori dal mondo materiale sentii suonare alla porta, era Enrique , venne a visitarmi e parlammo a lungo, poi uscimmo per strada e andammo a trovare il maestro Julio De Caro che ci aprì la porta di casa con allegria. Ricordo che eravamo tutti e tre seduti intorno a un tavolo e parlammo per ore.
Due gironi fa, ho fatto un sogno che ancora vibra sulla mia pelle. Stavo camminando insieme a una persona e ad un tratto esce da un locale il maestro Anibal Troilo, siamo rimasti uno di fronte all'altro, ero paralizzato dall'emozione. Aveva una camicia a maniche corte, bianca a righe, c'era una temperatura tiepida, lui aveva una luce nel viso dolcissima e sorrideva.
Gli dissi: "Maestro, posso fare una foto con lei? Mio fratello schiatterà d'invidia” Pichuco Troilo disse: “Certo!” Mi passò il braccio intorno alla schiena e il mio amico ci fece la fotografia.
Gli parlai ancora : “Ma quel disco con Alberto Marino, ‘Mi tango triste’, non smetto di ascoltarlo. Passo una volta dietro l’altra il suo assolo di bandoneon in "Quando tallan los recuerdos"…
Pichuco sorrideva. Poi siamo rimasti lì senza parlare guardandoci, ho il suo viso e il suo sorriso ancora davanti agli occhi.
Io sono convinto che sia accaduto veramente, ma se anche non fosse stato vero, il sogno ha un'importanza trascendentale nella mia vita.
Diceva Joan Manuel Serrat: "Niente mi piace di più che fare canzoni".
La canzone è il regno del sogno, deve essere una fotografia in movimento, un film intenso, un ‘Guernica’ popolato di personaggi che agitano la fantasia e ti conducono direttamente alla dimensione dell'emozione. Ecco perché scrivere, perché cantare, "sognare perché altri sognino".
Il cineasta Santafesino Fernando Birri, recentemente scomparso, è considerato il padre del cinema latinoamericano. Diceva dei sogni:

I sogni non invecchiano, non dobbiamo farli invecchiare.
Per non farli invecchiare ci sono diverse formule.
Una è realizzare quel sogno e farne uno nuovo.
Questo è l'enigma, la preoccupazione, quali sono i nuovi sogni?
I sogni da sognare?

Forse le sue parole più belle le ha pronunciate quando cercava di spiegarci l'utopia.

Lei è all'orizzonte, mi avvicino di due passi e lei si allontana di due passi.
Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta dieci passi più in là.
Per quanto io cammini non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia?
Serve proprio a questo, a camminare.

Ecco, sognare per camminare e che la vita possa compiere il suo destino in noi. Il compositore di Rosario Jorge Fandermole scrisse una canzone aldilà della materia: Suegnero ( Sognante).

Suegnero fantino senza riposo,
suegnero d'avanti a un foglio in bianco,
suegnero sentinella della mia anima,
suegnero addormentati e dammi calma.

diritti d'autore Victor Hugo Del Grande
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in foto: Jorge Fandermole en Rosario