Dove staranno, ci chiede l’elegia,
quelli che già non sono?
Dove sarà il visibile esercito
che fondò in location prestigiose e in venerati villaggi
la setta del turismo dell’abbraccio?
Dove saranno quelli che son passati
lasciando all’epopea un evento,
una favola al tempo e che senz’odio
né lucro né amore si eclissarono?
Questo scriveva Borges sessanta anni fa. Ma oggi? Oggi, parliamoci chiaro,
orientarsi nel mondo del tango è facile come il pan grattato. Grazie a
PistAdvisor puoi trovare la milonga che fa per te in qualunque città della
Terra. Puoi anche prenotare in anticipo le tue tande con cabezeo.com. C’è
persino un programma televisivo molto seguito - Milonghe Da Incubo - che ti
fa vedere da dentro quei postacci dove mettono Canaro, Donato, Biagi,
Tanturi, De Angelis, Rodriguez e soprattutto Varela.
Invece nell’antichità, se volevi ignorare qualcosa sul tango, c’era soltanto la
carta stampata. Risale al 1995 Dopo Cristo il primo articolo sulle milonghe di
Buenos Aires pubblicato in Italia. Me lo chiese un mensile per milionari che
portava il nome non acquatico di Class. Ritenevano che i loro lettori, oltre a
cacce, yacht e manieri, dovessero padroneggiare anche valori immateriali,
privilegio prima d’allora riservato soltanto a noi nullatenenti.
Oggi non c’è più da stupirsi se il tango ha molto spazio sulla stampa non
specializzata. Per una rivista medica è naturale che qualcuno balli il tango
per motivi igienici e difficilmente il mensile dei Maestri di Ballo Sportivo
sconsiglierà il tango ai suoi adepti che intanto lo insegnano. Meno scontato
era l’interesse che il tango riscuoteva fino a venticinque anni fa. Se da un
lato gli svelti consulenti di Businessoni caldeggiavano a scopi coreografici i
nostri tango-bond ai risparmiatori, dall’altro i giornalisti di costume si
tramandavano l’un l’altro sempre lo stesso articolo. Un articolo che peraltro
viene ancora riprodotto tale e quale. Anche per questo, quando quella rivista
per anime lussuose intese pubblicare un indirizzario delle milonghe più
trendy per i suoi executive d’alto bordo, non esitò a rivolgersi al maggior
esperto del settore: io. Misi subito alla prova l’abnegazione di quegli Epuloni
indirizzandoli al Parakultural, al Regín, al Juveníl e soprattutto alla Quinta del
Ñato, scrivendo quanto segue:
Per capire veramente una città, per conoscerne la vita e gli abitanti -
consigliava anni fa Nelson Rockfeller in un'intervista a Fortune - fate come
me: osservate i rifiuti, rovistate nella spazzatura. Suggerimento prezioso, ma
difficile da imitare: non tutti, infatti, abbiamo quel rango e quello spirillione o
quel meravigliardo in banca che ci garantiscano la signorilità di tratto
indispensabile all'applicazione pubblica del Metodo Rockfeller tra i
cassonetti del paese che visitiamo. Per non parlare poi della concorrenza dei
degli altri abbonati a Fortune. Al di là delle difficoltà e delle deformazioni
professionali, sono comunque possibili alcune varianti: di un paese esotico si
potrà commiserare il debito pubblico o additare i minuscoli grattacieli o
anche sbucare dai suoi coloratissimi poncho; o ancora, nel caso di Buenos
Aires, si potrà esplorare, a scopo conoscitivo beninteso, il torbido mondo del
tango. A ciascuno la sua fattispecie.
Al turista in pantofole che atterra nella nostra bella capitale consigliamo di
lasciarsi volentieri fregare dai pratici Tango Inclusive Tour: dopo tutto con 50
o 60 pesos ceni, ti vedi uno spettacolone al Casablanca, al Michelangelo o a
Tango Mio, e degusti lo champagne Aconcagua. Al visitatore più curioso e,
perché no, all’aspirante tanguero, suggeriamo invece di andare nelle
milonghe.
Fino a qualche anno fa, entrare in uno di questi templi del tango era arduo
come partecipare a un rave party: vi si arrivava per passaparola e i non
iniziati non erano ammessi. Ora invece la situazione si è addirittura capovolta
e i tour, diventati nel frattempo e come tutto il resto exclusive, hanno reso
obbligatoria almeno una capatina alla milonga.
Pulmini imbottiti di milongueros accidentali o forzati vi deporteranno
attraverso locali notturni in cui, a prima vista, non si è troppo scialato nel
design. Ma non fatevi ingannare: sotto al formaggio del pittoresco e da
quegli stessi personaggi da Muppet Show che vi hanno appena rifilato un
biglietto da visita manuale e raccontato in tre minuti la storia del tango, è
proprio nella milonga che il rito viene officiato.
Aprite allora e con fiducia il vostro cuore in trasferta e lasciatevi servire: non
ve ne pentirete. In fin dei conti il viaggio è la continuazione della gioventù
con altri mezzi. E gioventù vuol dire soprattutto non pentirsi mai. Questi sono
gli indirizzi dove più costoso vi sembrerà il non farlo e Buon Ferragosto a
Tutti!
17 agosto 2020
Milongueros per caso
di Marco Castellani
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