A volte il mestiere di investigatore ti porta a conoscere dei personaggi che non
esistono in natura. Ricordo un caso di dieci anni fa. Un boss della Triade del Tango
Nuevo si era dissociato e aveva vuotato il sacco. Avete presente il Tango Nuevo,
no? La rivoluzione, ma senza rimetterci. Nel giro di un mese, altri due boss
avevano saltato il fosso. Ormai si temeva la diserzione generale. Le ripercussioni
del pentitismo erano imprevedibili, gli interessi in gioco altissimi, c’era la questione
del marchio registrato, dei brevetti. Diverse cosche in Europa erano rimaste
colgadas e non sapevano più se farle o no. Così mi avevano ingaggiato per vederci
chiaro. Le indagini erano difficili, nessuno parlava, nessuno sapeva niente. Poi
avevo trovato una pista e questa pista portava dritto dritto a Borges, il milonguero
più colto della categoria. Da quando era cominciata la baranda, Borges era sparito
dalle milonghe come mangiato da un leone, e tanti saluti a Schopenhauer. Se ne
stava nascosto da qualche parte nell’immensa provincia di Buenos Aires. Ma io mi
ero mosso bene e avevo scoperto dove. Sull’elenco del telefono c’era anche il
numero. L’avevo chiamato a carico del destinatario. Mi rispose una vocina da
carillon:
- No, señolita, la lavandelia Fu Manchù si è da poco tlasfelita ad Adlogué e qui non
c’è nessun Bolges…
Ma io non c’ero cascato. Adrogué… mi toccava prendere un treno da
Constitución. Può abitare lontano un indebitato! Così avevo riposto lo snobismo
dove immaginate e mi ero collocato con gli altri democratici nella carrozza di
classe unica. Quell’anno il solista di pettine a carta velina presentava un
programma svecchiato, con Webern e gli atonali. I pendolari non ne potevano
francamente più di Mozart. E ad Adrogué, sorpresa: il grande ballerino mi stava
aspettando nascosto dietro il pilastro degli orari, con la valigia in mano. Parrucca,
baveri rialzati e occhiali neri lo riparavano dall’invadenza dei fan, peraltro assenti al
gran completo. La pensilina non era abbastanza lunga da coprire un assegno,
figuriamoci un inseguimento:
- L’ho beccata, Borges! - ansimai - Dovrebbe sapere che un coniglio furbo ha due
tane.
- Fu solo l’incapacità di credere che il Principe della Stilistica si abbassasse a
visitare il più esiguo dei milongueros a trattenere quest’ultimo dal prostrarsi ai
suoi innumerevoli e competenti piedi.
Con Borges, fiatone o no, bisognava stare al gioco dei mandarini cerimoniosi.
Sentenze gnomiche a granel. Intanto gli avevo rilasciato la collottola.
- Quantunque adibiti ad usi superficiali, questi piedi sono attualmente fuori dal
comune, e fra poco anche dalla provincia, al solo scopo di ricalcare le profonde
orme del Gran Visir del Tango, i cui progressi in diametro, ricrescita e bagaglio,
mi duole osservare, sono andati a scapito di riflessi, scatto e velocità.
- Sia allora concesso al ghermito di invitare il Kublaj Khan dei Segugi nel suo
presepe. Qui gli sarà messo a disposizione un mero sgabello che verrà subito
dopo incendiato perché non vi si sieda in seguito alcun essere inferiore. O forse
il Sommo Stroncatore consente che si invii un servo al suo palazzo per
recuperare un trono degno delle sue natiche inviolabili?
Per ribattere a tono, dovetti concentrarmi.
- Si mette l’analfabeta a fare lo schifiltoso quando il Maestro dei Maestri dei
Maestri eccetera sta finalmente per aprigli davanti lo Scrigno delle Verità? Si
oppongono gli orfanelli dalle gambe storte alle elargizioni quinquennali del
Patronato? Obietta forse la iena al Re della Giungla per l’inedito lascito di
salsicce anziché della solita carogna?
Nel frattempo camminavamo sovrastati dalle nuvole a porcello. Un cielo turchino si
sbracciava per richiamare l’attenzione sui suoi spiragli. Sembrava di stare in mezzo
al mare. Quella era una pianura che non sapeva più come finire.
- Certo, Borges, che qui i paraggi sono più numerosi dei luoghi…
- Il Boia del Folklore Fotogenico ha l’occhio clinico, ma giunge tardi: ha già messo
tutto in musica Transito Cocomarola.
Era pomeriggio in pacca quando arrivammo a un monolocale dalle pareti ondulate.
Lo sguardo cercò subito la leggendaria biblioteca borgesiana. Eccola là che
raddrizzava un tavolo imperfetto. Neanche mi sedetti, sul mero sgabello:
- Basta con le parodie, Borges! Fuori i nomi!
- Lo Zar dei Tangomensori ha dunque viaggiato a lungo e controvoglia solo per
questo? Per un censimento alla buona? Non trova che sia segno di pedanteria
fare la conta dei nuovi talenti e catalogare le tendenze epocali del tango, nel
momento stesso che ne lamenta gli ammanchi e ne registra i presagi della fine?
Meglio entrare subito in argomento, altrimenti non ne uscivamo.
- Il problema è che in Europa non sappiamo più verso quale faro dirigerci. Come
interpretare, ad esempio, il pentimento di Ciccio Freddy? Perché uno dei
capataz del Tango Nuevo adesso ribalta i suoi stessi postulati e si scappella
davanti ai vecchi codici?
- Per quanto ne sa un esule campestre, che sola all’orecchio gli parla una
radiolina, la Tribuna della Plebs ha suscitato un vespaio di indifferenze anche tra
i suoi limitrofi. Ma bada alla cimice il cacciatore di draghi? Quando il Flagello
degli Idolatri finge di interessarsi all’apostasia di un novizio, può il grognard della
milonga non pensare che egli si diverta a celare la sua vera selvaggina? Oppure
non dedurre che il Torquemada delle Piste giudichi il ritrito Borges tanto
squallido da sapere di inezie? Non sanno forse i brocchi di altri brocchi?
- Senta, mi faccia un favore e ci dia un taglio. La questione è scottante. In Europa
c’è gente che non sta più sveglia dall’aspettare la sua opinione!
- Non snodi subito il suo nastro, il Negus dei Criticoni. Si chieda piuttosto perché
un porteño professionale, che vibra all’unisono con la metropoli e non varca la
General Paz neanche imbalsamato, faccia oggi l’eremita. Perché abita tra le
barbabietole, in un cratere mal ammobiliato? Perché contemplerebbe dalla
finestra, ad avercela, un accumulo di paesaggio immangiabile?
- Già, perché? Misticismo? Ascetismo? Slancio bucolico? Broncio? Cambiali?
Borges scosse la testa e si servì un Cachamai, la bibita del gaucho vegetariano.
Guardai l’ora e non gli diedi torto: era il teatime.
- Virgilio ci racconta dell’abbraccio di Mezenzio, un tiranno che legava i prigionieri
vivi a quelli morti. Li metteva bocca a bocca per farli imputridire lentamente.
Anche il tango è soggetto a questo abbraccio fatale, da quando aderisce bocca
a bocca con il mercato.
Adesso era il mio turno alla pugnetta.
- Così il Cincinnato della Pampa Umida vuol dar da bere ai suoi elettori di essere
tornato più vergine di Doris Day? E che ora se ne starebbe ai bordi della
scacchiera come un alfiere mangiato a seguito dei rettificati dettami della sua
coscienza? Proprio lui, il filantropico piazzista di Coreografie Facciali,
l’estroverso concessionario della Tecnica Omissis, il loquace esclusivista di
pezzi pregiati quali il Voléo Centrale, l’Enrosque Scubidù e la Doble Parada
Scaccomatto? Ma questa è più incredibile del Ciccio e delle sue giravolte!
- Elegantemente l’Adorno dei Dancing tralascia di cogliere un bersaglio per lui
irrisorio. Ma ciò che il suo sguardo spaiato vede, è vero: il flessuoso ballerino
che un tempo correggeva alla milonga è ora un riuscito esperimento di Efisio
Martini, il Pietrificatore.
- Tuttavia, il Gatto Silvestro degli Anacoreti ricorderà quel suo collega senese che
s’era ritirato nel deserto, ma quando una pestilenza ebbe a richiedere la sua
pietà, ritornò per agire e morire.
Per un istante, gli occhi di Borges brillarono come due zecchini in fondo alla
saccoccia di un lebbroso.
- L’Orco della Dialettica Negativa si fa scudo di una teoria maturata sui millenari
panni dei bigliardi, ma il suo piano funzionerà come quelli di Wile Coyote. Contro
quale pestilenza sarei io chiamato ad agire e soccombere? Il soidisant Tango
Nuevo?
- Per esempio... Dicono che tutto il progresso del tango venga smistato da loro…
- Ma se hanno riportato il tango indietro di sessanta anni! Hanno reintrodotto il
Dio Metronomo e il suo culto squadrato. Semmai converrebbe assecondarli:
avanguardie come queste ci mantengono in una posizione di perpetua novità.
Avranno presto bisogno delle nostre sequenze melodiose e del nostro abbraccio
di velluto. Di loro resterà soltanto la Ronda Cazzo di Cane. Anche gli eretici più
escogitati finiscono nella storia della Chiesa.
- Sì, nelle stesse cappelle dei pii. Non se ne abbia a male, Borges, ma sono
costretto a rifiutare quel Cachamai che insiste a non offrirmi.
Sbirciai di nuovo l’orologio: i minuti passavano con la fluidità che li caratterizza.
- Chiedo scusa, ma qui i minuti passano con la fluidità che li caratterizza e lei non
mi ha ancora detto chi è il Mezenzio del Rio de la Plata. Mi faccia anche solo il
cognome e le prometto che rimarrà tra queste quattro pareti, se non ho contato
male.
La mozione fu accolta da un silenzio marca Muzarela.
- A proposito... forse la Soubrette degli Ermeneuti accetterebbe di dividere con
uno sfollato il suo spuntino didascalico? O magari preferisce un dessert
georgico? Ho sottomano un paio di porri a chilometro zero…
Ora che ce l’avevo a tiro, non lo mollavo. L’Europa poteva dormire sonni tranquilli.
- Vada col cannone, Borges, purché non interferisca con lo speech. Non mi trovo
qui per un asterisco sulle guide. Allora, chi ha legato il tango alla merce? Chi?
Chi? Chi? Aggiungerei degli altri chi, se mi pagassero a cartella. Chi, dunque?
Forse Lombardi, il Carnevalizzatore?
- No, lui fa solo il suo doppio lavoro di ministro e hotelier.
- E Gileira? Che ne dice di Gileira? Stando al nome, non è un nabo. Anzi, è un
economista con diploma. I suoi cespiti fanno scintille.
- Anche l’uomo meno nato a comprendere il plusvalore sa che qui di maniche
sarebbe un altro paio.
- Senta Borges, perché non accende il secondo ortaggio? Mi sembra che il primo
stia tardando a rilasciare le sue famose controindicazioni. Perlomeno su di lei.
- Che proprietà allucinogene pretende dal luppolo? Ad ogni modo, ecco fatto.
Vuole intanto il Golden Boy della Scontentite prestare il suo unico orecchio alla
versione di Miguel Calò con Podestà, ovvero i Bee Gees del tango?
Solo in quel momento notai il Wilco e la cassa stipata di vinili. Una prolunga
elettrica serpeggiava sotto il tramezzo fino a raggiungere il più razionale voltaggio
pubblico, impersonato in quel caso da un lampione. D’improvviso, una musica
celestiale avvampò tra le nostre animucce.
- Non la facevo così postumo! Dunque, il Paladino del Firulete Nefasto vive con
l’arte che si è messo da parte. E intanto lascia che i villeggianti del mondo
belluino sguazzino nel Tango come Imbroglio e Rappresentazione…
- Il Mister Bean della Milonga fraintende Spionhauer con la facilità di quel filosofo
alla sciolta dinanzi ai moti stradali del 1848. Nondimeno, gli handicap ontologici
che contraddistinguono la sua danza lignea gli imporrebbero un contegno più
diplomatico.
Questa volta mi arrabbiai sul serio.
- Ma quale diplomazia impongono al loro detentore queste gambette a x? Non
occorre andare agli spettacoli di Angel Zotico per rilevare che nel tango la
bellezza ha più nemici che altrove! E allora cosa facciamo? Andiamo a trovare
Borges, mi sono detto, che di sicuro avrà qualcosa da dire! E’ uno che in pista
dà libero sfogo all’estetica! I suoi piedi faranno la voce grossa! Diramerà
personalmente una notevole invettiva! Modulerà come minimo un’elegia delle
sue! O magari un qualche ottonario a dispetto! Scorticherà i pedoni del
Milonguero©, umilierà i Satrapi del Nuevo! E invece? Macché! Niente di tutto
questo! Lo Svaligiato Maestro se l’è svignata nella boscaglia saccarifera e se ne
sta bello comodo a fare il disagiato. Si è rifatto un’ingenuità dalla bianca nuca, è
più apatico di un bassorilievo! Mentre noi, laggiù, dobbiamo vedercela con degli
ecomostri che quando ballano fanno male all’aria e che in pista sbatacchiano di
qua e di là come aquiloni malfatti. Ma ciò nonostante continuano a piantumarci
le milonghe di bitorzoli! Alt! Attenzione, notizia dell’ultima ora, breaking news: i
Nuovi Pasticcioni vogliono rimettere la merda dentro il cavallo! Ma il Ciccio
parzialmente smentisce: “Ho dei contatti bipartizan e il cavallo è contento così
com’è. Alla merda non ho ancora chiesto.” Altra notizia bomba: Gileira si adatta
a insegnare il tango da pista. Ecco un coerente! E prima, dove cazzo mandava i
suoi allievi a ballare? Ora Borges le faccio una domanda retorica, di quelle che
non... Però, buono ‘sto luppolo!…
Ma Borges non mi ascoltava più. Metteva su un disco dietro l’altro. Riconobbi il
Pugliese degli anni migliori, cioè tutti: La Tupungatina, Malambeao, Cardo y
Malvón. Tanghi appropriati a quella location agreste. Poi si voltò: aveva la faccia
inondata di lacrime.
- Borges, non mi diventi lacrimogeno proprio adesso che sto per andarmene!
Il petto portante dell’anziano milonguero, nido senza piume per diverse generazioni
di guance, fremeva di singhiozzi sottili. Tentai di consolarlo col gnigo-gnago.
- Rari e sfortunati sono i quartieri del mondo dove non si applichi la Base
Compatta che il più grande Poeta Danzante Argentino ha compendiato in un
solo passo indimenticabile!
Lo vidi cercare un altro disco nel mucchio.
- Non ha qualche bel tango ferroviario, che so, tipo El último convoy? O El
Retirao?
Furono invece le prime perle di A Evaristo Carriego a piombarci addosso come a
dei suini. Ne fummo trasfigurati. Le circa quattro pareti erano ora smaltate di luce,
il pavimento si placcò d’oro: era l’incantesimo, la fatagione... o forse era il
dispiegarsi di quella verità obiettiva che appena in sogno sappiamo di possedere.
Borges scelse bene le parole, come nelle loro lettere i prigionieri.
- Senti me, ragazzo: la bellezza è condannata ed è perciò tanto più preziosa e
toccante.
Troppo scemo per piangere, decisi di tenerla cortina ed uscii dalla bomboniera alla
chetichella. Un grosso tramonto stava facendo indietreggiare la terra. Fossi stato
nella terra, anch’io me la sarei data a gambe. Già alto sull’orizzonte il lucero
risplendeva come una fetta di salame, accompagnando, qui dabbasso, la graduale
solitudine di un congedo tra uomini. No, non era la nostalgia dei bei tempi a
immalinconirmi: e chi li aveva mai visti i bei tempi? Se mi sbrigavo, forse riuscivo a
prendere l’ultimo convoglio per Buenos Aires. In programma doveva esserci
Webern, le Sei Bagatelle op. 9. Più adatte a un bis, magari.
3 agosto 2020
Un largo adiós
di Marco Castellani
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