Ricordando le parole di Miguel Jubani:

Sebbene la nostalgia sia una forma a volte triste di ricordare momenti vissuti, è anche un modo per valorizzarli e metterli in salvo dall'oblio.
E' un modo per evitare che il passare de tempo fagociti attimi della nostra vita che dobbiamo preservare.
La nostalgia può essere un modo triste, ma vitale di proteggere la nostra storia personale.

Così come abbiamo definito Jose Maria Contursi il paroliere malinconico per eccellenza, il poeta imprescindibile, fondamentale e "nostalgico" del tango è Homero Manzi.
Homero Nicolas Manzi nacque nella provincia di Santiago Del Estero, ma nei primi anni della sua infanzia si trasferì con la famiglia a Buenos Aires, precisamente nel quartiere di Boedo.
Raccolse l'eredità di poeti come Evaristo Carriego, abbandonò la sottomissione alla metrica scolastica farcita di immagini astratte e filosofiche per posare il suo sguardo sensibile sulle fotografie viventi che il quartiere di Boedo gli mostrava con le storie della sua gente, i colori e i profumi della periferia arrabalera.
Manzi racconta con una semplicità profonda e disarmante quello che il tango, gli raccontava all'orecchio ogni volta che osservava il suo sud, quel lungo muro, la luce di una drogheria, o ricordando Malena che cantava il tango come nessuna, le ruote piene di fango dell'ultimo organetto, o quel vecchio cieco che aveva l'anima di violino, o ancora il lampioncino dondolante nella barriera del passaggio a livello ed il treno che passava seminando misteriosi ad​d​iì. Evocando, per salvarli dalle fauci dell'oblio, l'abbaiare dei cani sotto la luna, l'amore sotto un portone, il canto​ dei​ rospi ne​i​ canaloni, e lontano la voce di un bandoneon.
Homero Manzi mori a quarant'anni di un cancro che devastò il suo fisico, ma in quel breve tempo di vita la sua partecipazione alla cultura di Buenos Aires fu determinante per l'evoluzione del tango così come lo conosciamo; collaborò con i più grandi musicisti del tango come Pichuco Troilo, Pedro Maffia, Osvaldo Pugliese, Lucio Demare ecc.
Non tutti sanno che quel genere che tanto piace e diverte i ballerini di tutto il mondo, la "milonga portegna", fu un'invenzione di Manzi e del suo amico musicista Sebastian Piana. Rosita Quiroga, cantante di successo del momento chiese a Manzi di scriverle una milonga; Homero andò da Piana preoccupato, dicendogli:\ "Sebastian, io non capisco niente di milongas".
Piana chiese un paio di giorni per ​concepire​ un'idea e l'intuizione geniale arrivò! Adattò la vecchia milonga campera che cantavano Gardel e Razzano ad una forma musicale simile al tango cancion, conservando lo spirito della milonga criolla. Così nacque la prima milonga porte​​na: Milonga sentimental.
Una cosa che unisce il malinconico Contursi al nostalgico Homero Manzi è la scelta di non utilizzare il lunfardo nei loro tangos.
Chissà cosa porta gli artisti ad esprimersi in un certo modo, se le esperienze vissute nella propria vita o la sensibilità di un anima che ha attraversato l'eternità del tempo e riesce a sintetizzare concetti che sono l'essenza dell'esistenza umana.
Sembra che l'anima degli artisti abbia il compito di tenere teso il filo che ci unisce alla tenerezza, ai sentimenti come l'amore o l'amicizia che, con molta facilità, smarriamo nelle tenebre dell'egoismo, dei propri obbiettivi da realizzare in questa vita, perdendo di vista la condivisione delle cose che la vita stessa ci ha offerto senza nulla chiedere.
Homero Manzi, attraverso il sapore dolce-amaro della nostalgia, ha messo in salvo per sempre storie e colori di una Buenos Aires ormai svanìta nel tempo.
Malena vive in ogni istante in cui qualcuno nel mondo canta il suo nome,​o​ alla radio la voce di Edmundo Rivero racconta il quartiere di Boedo nel tango Sur ​e​ nel mondo intero e in migliaia di milongas i ballerini di tango ballano Milonga Sentimental.
Ecco che Homero Manzi usando la nostalgia come strumento mantiene viva Buenos Aires; quella più autentica, di Discepolo e il suo mordischito, di Gardel e della sua voce eterna, la Bu​e​nos Aires di Villoldo e della sua chitarra, del tigre Arolas col suo bandoneon.
L'anima di questa città ha conservato intatti tutti i personaggi di questa immensa piece teatrale che è il Tango Argentino.

Testo de Sur di Homero Manzi

San Juan y Boedo antiguo, cielo perdido,
Pompeya y al llegar al terraplén,
tus veinte años temblando de cariño
bajo el beso que entonces te robé.
Nostalgias de las cosas que han pasado,
arena que la vida se llevó
pesadumbre de barrios que han cambiado
y amargura del sueño que murió.

Traduzione di Victor Hugo Del Grande

San Juan e Boedo antica, cielo perso,
Pompeya e arrivando al terrapieno,
i tuoi vent'anni tremando d'amore
per il bacio che allora ti rubai.
Nostalgia delle cose passate,
sabbia che la vita portò via,
pesantezza di quartieri che sono cambiati,
e amarezza per il sogno morto.

diritti d'autore Victor Hugo Del Grande
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in foto: Homero Nicolas Manzi ​