Ciao a tutti cari amici di Radio Tango Macao! Questa notte, in anteprima mondiale, svelerò uno dei miei segreti più intimi, più reconditi, nemmeno mia madre lo sa. Pronti?
Il mio bandoneonista preferito non è Anibal Troilo.
No, Anibal Troilo è solo il direttore della mia orquesta preferita, ma nella mia personale classifica di bandoneonisti si classifica solo al secondo posto.
E dunque il bandoneonista che più di tutti mi fa venire i brividi è l'uruguayo Pedro Laurenz, che poi non era uruguaiano, era nato nella Boca, per poi trasferirsi subito a Villa Crespo, quartiere nel quale iniziò a studiare il violino; il problema di quel barrio era che i suoi amici erano decisamente più attraenti del violino e quindi non affrontò mai seriamente lo studio di quello strumento.
Per nostra fortuna però la mamma di Pedrito decise di trasferirsi a Montevideo, città nella quale il bimbo avrebbe potuto godere dell'aria buona del mare (Montevideo è geograficamente più esposta all'Atlantico rispetto a Buenos Aires) e studiare la musica tranquillo, senza essere disturbato da nemmeno uno dei bambini del conventillo.
L'altra fortuna è che i fratellastri di Pedro (per inciso i veri Laurenz, il cognome del nostro era Blanco Acosta) studiassero il fueye, ed il grande rispetto che egli nutriva per loro, soprattutto per Felix (il più grande) lo portò a seguire le loro orme.
Fu proprio a Montevideo che ebbe il suo primo incarico come bandoneonista, nell'orquesta di Luis Casanova, suonando al fianco di due violinisti che di li a poco sarebbero diventati altrettanto famosi: Edgardo Donato e Roberto Zerillo; terminata quest'esperienza tornò a Buenos Aires dove praticamente non lo conosceva nessuno, ma ci volle ben poco affinchè venisse notato dal pubblico e dagli altri musicisti che, per riferirsi a quello sconosciuto ma fortissimo bandoneonista, lo chiamavano El Uruguayo.
Da li a diventare uno dei bandoneonisti più stimati del Cono Sur il passo fu breve: suonò nell'orquesta di uno dei più grandi compositori di sempre, Eduardo Arolas e, quando Luis Petrucelli, nel '26, decise di lasciare il sexteto di De Caro, prese il suo posto affiancandosi al leggendario Pedro Maffia, dando così vita alla più epica sezione di bandoneones di sempre (non me ne vogliano i fan delle combo Federico/Pontier, o Moro/Visciglio). Nell'orquesta di De Caro Laurenz ci rimase sino al '34, poi decise di armare un proprio conjunto per sviluppare il suo personale stilo, sempre seguendo l'onda evoluzionista di De Caro ma con un carattere più incisivo, dinamico ed estremamente ballabile; vale la pena ricordare che il primo pianista del conjunto fu un giovanissimo Osvaldo Pugliese, purtroppo però non abbiamo testimonianze sonore di quel periodo perchè il primo ingresso in sala d'incisione fu nel 1937, anno in cui Laurenz registrò quello che a detta di molti fu il primo tema veramente rappresentativo della epoca de oro del tango, Arrabal. Il pianista era Hector Grané, che oltre ad essere il motore ritmico della orquesta ne era anche l'arrangiatore.
Ma veniamo finalmente al 33giri di questa notte: Alma de Bohemio, edito da Odeon nel 1972.
Ho giusto tre cose da dire:\

  1. Il disco è una raccolta di temi interpretati da Alberto Podestà (tranne uno strumentale) tra il 1943 ed il 1944.\
  2. La qualità delle registrazioni è commovente, grazie mamma Odeon!\
  3. Per trovare questo disco ci sono voluti diversi mesi, tante bestemmie e ci è costato un occhio della testa perchè gli LP di Laurenz sono veramente pochi e chi li ha se li tiene ben stretti.
    Sta sera solo hits, quindi il primo tema che vi propongo è la titletrack dell'LP, Alma de Bohemio a.k.a. La Revancha del Gordo Podestà; parlo di vendetta perchè durante il primo periodo di militanza con Di Sarli il giovane Podestà, in forte rivalità con la vera superstar dell'orquesta, Roberto Rufino, cadde nel tranello di accettare la sfida (mascherata da generosità) del suo collega: interpretare la tecnicamente difficilissima Alma De Bohemio, davanti al pubblico, senza mai averla provata con l'orquesta, ne tantomeno averla veramente studiata a fondo. Ovviamente la figura in quell'occasione fu barbina e quasi il cantor abbandonò la sua carriera; fortunatamente non lo fece ed anzi, per esorcizzare quel fallimento registrò con Laurenz l'immortale versione che andiamo adesso ad ascoltare.

Podestà 1 – 1 Rufino e palla al centro.
Il prossimo tema si fregia di quelli che, a mio insindacabile giudizio, sono i 5 secondi più intensi, intimi, definitivi di tutta la storia del tango: Yo Quiero Cantar Un Tango.
Dopo il semplice e toccante solo di piano accompagnato da un pizzicato di violini che è una vera e propria poesia Laurenz, che già nell'orquesta di De Caro aveva goduto di grande libertà espressiva (andatevi a sentire la versione di Boedo registrata nel 1928, è una delizia!), totalizza la scena con un bridge che mi fa venire i brividi ogni volta che lo ascolto, mi porta in una dimensione lontana da tutto e da tutti, piango praticamente sempre. Yo Quiero Cantar Un Tango.

Non ho più niente da aggiungere, il bandoneon di Laurenz ha sempre l'ultima parola.
Buona notte amici di Radio Tango Macao.