Ciao a tutti cari amici di Radio Tango Macao.
Spesso mi diverto a citare personaggi più o meno illustri nel corso delle mie giornate ed anche delle mie rubriche; la semicitazione di oggi è quella di un famoso guru/paroliere/prestidigitatore/mistico (chiamatelo come volete) vissuto circa 2000 anni fa ed è la seguente: "non di solo tango vive l'uomo".
E proprio perchè non viviamo di solo tango questo episodio di Storie Viniliche è consacrato ad un artista che col tango non ha niente a che vedere; questa notte voglio rendere il mio piccolo, umilissimo omaggio ad un personaggio che ha segnato diverse fasi della mia vita, grazie soprattutto all'educazione musicale impartitami dai miei vecchi (che qui pubblicamente ringrazio!): parlo ovviamente di Franco Battiato, che la settimana scorsa ha finalmente trovato la sua alba dentro l'imbrunire.
Cicciuzzu ha vissuto mille volte, è stato cantate, musicista, produttore (di Milva tra gli altri) collaudatore di strumenti avanguardisti, regista, poeta, pittore e mistico; e questo solo nella vita in cui ha preso il nome di Franco Battiato.
Lui credeva nella reincarnazione ed ha trascorso più o meno tutta la sua esistenza a prepararsi al suo passaggio ad un'altra dimensione. Mi piace pensare che che il suo genio, la sua creatività, la sua incessante ricerca musicale e spirituale, quell'energia interiore che l'ha sempre accompagnato fossero figli di esperienza, di studio e di evoluzione accumulati in millenni di vissuto e concentrati nella persona fisica incarnata tra il 23 Marzo 1945 ed il 18 Maggio 2021; e questi 76 anni vissuti da Battiato si sommeranno alla sua prossima forma d'esistenza, dobbiamo solo attenderne l'apparizione.
Nel 1998 Battiato lo ascoltavo già da 11 anni buoni, avevo sempre trovato i suoi testi "divertenti" più che geniali, non sono mai stato una cima di scienza e comunque cogliere gli infiniti riferimenti alla poetica italiana, al sufismo, alla letteratura francese, alla rivoluzione russa era piuttosto difficile per un esordiente teenager; nonostante tutto quelle liriche le trovavo estremamente naturali, non mi sconvolgevano, mi sembravano solo le parole giuste nel momento giusto della canzone. Sino a che non è arrivata Shock In My Town a devastarmi l'esistenza; si può dire che quella canzone mi abbia letteralmente sverginato il cervello: un viaggio cosmico nel tempo che vede l'intera umanità trasformata in neo-primitivi, rozzi cibernetici, signori degli anelli (il libro l'ho letto solo l'anno dopo), orgoglio dei manicomi, simili agli insetti. E sotto il testo firmato dal filosofo Manlio Sgalambro il tappeto granitico di chitarre elettriche ed il synth leggendario di Battiato ed il potentissimo basso di Morgan, che qualche anno più tardi ha finito di sfondarmi l'imene musicale con L'Assenzio (tutto torna, non è un caso che Cicciuzzu avesse stima profonda per Morgan, tanto da invitarlo a suonare su alcuni dei suoi dischi).
Credo di non aver dormito per almeno un paio di giorni terrorizzato da quella che mi sembrava una terribile profezia.

Nel 2012 quella canzone mi ha inferto anche una ferita fisica; con mia immensa gioia lavoravo nel privè di Battiato al concerto tenuto all'Hydrogen Festival di Piazzola sul Brenta, il mio compito era quello di affettare a coltello i prosciutti di un noto produttore locale sino all'inizio del concerto, poi avrei potuto godere dello spettacolo da dietro le quinte; arrivai in loco circa 3 ore prima dell'inizio dello show ed iniziai a disossare il porcello giusto durante il soundcheck: ad un certo punto quel burlone di Battiato pensò bene di provare l'inconfondibile synth di Shock in my town. Risultato? Per l'emozione di scivola il coltello e mi squarcio una mano!

Vabbè sta di fatto che il vinile di Gommalacca (disco in cui è stata pubblicata la canzone) non ce l'ho, gli sciacalli nel mercato del vinile sono molti ed i prezzi dei dischi di Battiato sono alle stelle già da parecchi anni; stasera quindi vi propongo due temi da un disco del 1980, Patriots, con la sua iconica cover che vede in primo piano il maestro in posa combat-zen (indossa la sua chitarra come se fosse un mitra ma ha le braccia conserte) ed in secondo piano sempre il maestro che, oltre ad una macchina da scrivere, si fregia anche di un bel paio di sandali con calzino bianco (alla faccia di tedeschi e Chiara Ferragni) seduto affianco del suo socio/amico/coautore del disco Giusto Pio.
Nel retro della cover poi c'è la preghiera del giovane patriota di Francesco Messina alla quale bisognerebbe dedicare un capitolo a parte, vi consiglio vivamente di cercarla e di leggerla. I due brani che vi propongo sono Prospettiva Nevski, divenuta immortale anche per via degli ultimi due versi che ho già citato all'inizio della rubrica ed ovviamente Passaggi a Livello in cui, tra le varie citazioni trova spazio Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust e visto che ho iniziato a leggerlo proprio ieri in Francese non potevo proprio evitare di sceglierlo.

Buona notte a tutti cari amici di Radio Tango Macao, un grande abbraccio.