Ciao a tutti amici di Radio Tango Macao!
Questa notte torniamo su un personaggio che abbiamo già incontrato nella prima di queste rubriche: el rey del compas, l'irreprensibile Juan D'Arienzo.
Il tema quindi è: volete più bene alla mamma o al papà?
Tranquilli, dietro quest'agghiacciante domanda retorica per fortuna non si cela lo spauracchio della "lealtà filiale", tema comunque caro al D'Arienzo che, in più di qualche occasione, dedicò alla sua cara mamma, Donna Amalia Amendola, diversi tangos e valsecitos criollos (La sonrisa de mama, Un vals para mama, Cumpleaños de mama e La unica mamà)!
L'argomento di oggi piuttosto è il piano.
Il vinile che ascolteremo questa sera fa parte della serie Evocando el Ayer edita da RCA Camden ed è una raccolta di brani incisi tra il '36 ed il '39, periodo che vide al piano due veri e propri fuoriclasse del pianoforte: Rodolfo "Manos Brujas" Biagi e Juan Polito.
Il primo, già amico di D'Arienzo, fu contrattato per sopperire ai sempre più ricorrenti ritardi del pianista in carica Lidio Fasoli, il secondo invece per rimpiazzare l'epurato Biagi.
La leggenda infatti narra che D'Arienzo, che qui chiameremo "l'elegantone" (e la copertina del 33giri ce lo conferma), non gradì quella notte in cui Biagi, in preda alla trance musicale, tornò da solo sul palco alla fine di una esibizione dell'orquesta per deliziare con le sue mani magiche un pubblico ancora in visibilio; il risultato furono le dolci parole che il boss sussurrò all'orecchio del pianista e che furono più o meno queste: "In questa orquesta c'è solo una star e sono io. Sei licenziato!".
Mettendo da parte il gossip Rodolfo Biagi è universalmente riconosciuto come il vero e proprio motore della "rivoluzione" che portò in pista un'intera città.
Se è vero infatti che il percorso di riscoperta dei brani della guardia vieja intrapreso da D'Arienzo per dar loro un nuovo appeal era già in atto, possiamo comunque dire che lo stile pianistico di Biagi decretò il successo definitivo dell'orquesta: infatti dopo la leggendaria esibizione al cabaret Chantecler in cui Biagi convinse l'orquesta ad aprire l'esibizione marcando il tempo in 2x4 (e qui credo che il maestro Finocchiaro abbia qualcosa da ridire) il sound dell'orquesta non fu più lo stesso.
Se tra i 71 temi incisi dall'orquesta di D'Arienzo con Biagi possiamo certamente trovare brani in cui lo stile del pianista emerga maggiormente dal punto di vista ritmico e del dialogo con l'orquesta questa notte voglio comunque proporvi l'ascolto del famosissimo Gallo Ciego inciso dai nostri il 12 dicembre del 1937; in effetti il marcato di Biagi non è il protagonista assoluto poiché si amalgama perfettamente a quello dei bandoneones dal quale si distacca meno del solito con le sue nervose campanitas ma comunque il nostro ci spiattella uno dei soli più semplici ed efficaci della storia del tango, una frase semplice che ripete più volte (quasi un ostinato se mi passate il termine) ma estremamente dinamica per via dei continui cambi d'accento che la caratterizzano e che ci rivela quindi la sua maestria nel catturare la scena.
Alla fine del '38 quindi a Juan Polito spettò l'onere di rimpiazzare Biagi dopo il suo licenziamento ma, contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, il cambio fu tutt'altro che traumatico perché Juancito Polito non era mica un musicista qualunque: anch'egli come Biagi aveva militato nell'orquesta di Pacho (Juan Maglio) e comunque aveva già suonato con D'Arienzo qualche anno prima; più che dire che si adattò facilmente direi quindi che era proprio nel suo ambiente naturale.
Qui torniamo alla domanda iniziale: volete più bene alla mamma o al papà?
Io personalmente preferisco lo stile Polito, che per ovvie ragioni ricalcava quello di Biagi ma che era decisamente più aggressivo, potente e con meno fronzoli.
Ascoltiamo a riprova di ciò Charamusca, registrata il 30 maggio del 1939.
Ad onor del vero devo aggiungere che Polito portò con se nella formazione un secondo contrabbassista, Pedro Caracciolo, e questo contribuì ovviamente ad un "inspessimento" della sezione ritmica, ed oltre tutto l'orquesta iniziò a suonare più veloce; probabilmente sono proprio questi elementi che mi fanno preferire il periodo con Polito a quello con Biagi più che lo stile pianistico dell'uno o dell'altro.
Così come ho aperto chiudo con una domanda, questa volta poco retorica: quindi voi quale periodo preferite?
Vi lascio e vi saluto con un grande abbraccio. Buonanotte amici di Radio Tango Macao.